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Inception

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Inception

di sasso67
8 stelle

Inception è tra i film che meglio rappresentano le tendenze principali del cinema americano degli ultimi anni. In particolare, il film di Nolan concentra alcuni elementi riscontrabili nei prodotti di Hollywood già precedenti ai fatti dell'11 settembre 2001 (mi viene in mente Matrix, 1999) e, se possibile, accentuati dopo quegli eventi. Questi elementi si possono raggruppare in due tendenze: un (almeno apparente) allontanamento dal realismo e un'accentuazione del relativismo per quanto riguarda l'ottica sui fatti narrati. Relativamente a quest'ultimo elemento, si può dire che siamo ormai lontani da una concezione che propone un eroe incarnante il Bene, in lotta contro il Male. Da questo punto di vista, già la cosiddetta New Hollywood degli anni Sessanta e Settanta aveva disegnato protagonisti in crisi, lontani dai personaggi positivi che generalmente venivano presentati già in una situazione di difficoltà (nella quale si trovavano senza loro colpa) ed erano chiamati a risolverla, grazie a risorse che il comune spettatore avrebbe avuto problemi anche soltanto ad immaginare.

Il personaggio interpretato da Gene Hackman nella Conversazione (1974) di Coppola è già di questo tipo: è un uomo che ha commesso degli errori in passato e continua a commetterne, tanto da causare la morte di (presunti) innocenti. Ma anche lo stesso protagonista di un film come La notte dei morti viventi è un «eroe» del tutto sui generis, e non soltanto per il colore della pelle. Anch'egli, lungi dall'essere il condottiero salvifico della tradizione, commette degli errori che si rivelano fatali per sé stesso e per il gruppetto di persone che gli si è affidato, mentre si scoprirà che aveva ragione il personaggio più odioso della situazione.

Nel film di Nolan le ottiche si frantumano, grazie al fenomeno umano probabilmente il più soggettivo che esista e cioè il sogno.

In questo senso, il relativismo diventa (mi scuso per l'apparente ossimoro) assoluto. Nel sogno, infatti, ciascuno procede per conto proprio, secondo un andamento per niente controllabile. Anche perché intervengono meccanismi appartenenti al subconscio e quindi riferiti a fatti o pensieri lontani e/o rimossi. Per di più, qui manca un vero antagonista: non c'è un personaggio che incarni completamente il Male. O meglio, gli antagonisti esistono, ma escono dalla mente dei sognanti, come a dire che essi stessi hanno dentro di sé il Bene e il Male. A maggior ragione, qui si tratta di sogni collettivi, dove persone diverse sono chiamate a condividere i medesimi sogni, secondo un filo conduttore progettato in precedenza da un leader/regista e che viene continuamente messo in discussione non solo dalle logiche imprevedibili tipiche delle trame oniriche, ma soprattutto dai mostri generati dai subconsci dei vari sognatori, moltiplicati dal meccanismo che, surclassando il «sogno dentro un sogno» di Edgar Allan Poe, li porta a vivere un sogno dentro un sogno dentro un sogno (terzo livello). E questo costituirebbe l'allontanamento dal realismo cinematografico. Almeno apparentemente, dicevo, perché sul fatto che i sogni non costituiscano un aspetto rilevante della realtà vi sono fior di intellettuali che solleverebbero dei dubbi: solo per fare un esempio, penserei a Freud e al gruppo dei surrealisti.

Date queste premesse,  Inception è un film d'azione e d'amore (nella sequenza sulla neve sembra di vedere un rimando a Gli eroi di Telemark) che, con  qualche difficoltà dovuta alla sovrapposizione delle esperienze oniriche, si vede con interesse. Nei sogni compaiono elementi comuni ai sognatori di tutto il mondo, dalle cadute agli inseguimenti, alla sensazione di non riuscire a passare attraverso aperture strette. L'atmosfera del sogno, però, non mi convince; è troppo simile alla realtà, i colori sono troppo vividi e la luce troppo tersa: per quanto mi riguarda, mi ritrovo di più nei sogni scuri e vuoti sceneggiati da Buñuel nel Fascino discreto della borghesia.

 

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