Regia di Lynn Shelton vedi scheda film
Premio Speciale della Giuria al Sundance 2009, Humpday è quel che ci si aspetta dall’indipendentismo americano della kermesse di Robert Redford: immagini “sporche”, tema che faccia un po’ di scalpore e moltissime chiacchiere. Ma non sempre il modello produce mostri e Humpday, pur con alcuni momenti di stanca - soprattutto l’ultima lunga scena nella camera d’albergo – suscita a tratti una complicità irresistibile. È difficile non solidarizzare con lo stupore della moglie né si possono non amare i due amici Ben, accasato e tranquillo, e Andrew, artistoide giramondo, così legati da progettare di fare insieme un porno. Per un festival artistico, si intende, dove l’elemento sovversivo sarebbe il sesso tra due eterosessuali, vissuto come una gara di virilità. Il punto di vista femminile è evidente (la regista concede un cameo: è la padrona di casa della festa dionisiaca) e i maschi appaiono a tratti stereotipati in favore di personaggi femminili più scaltri e aperti di loro. I due ottimi interpreti scavalcano però l’ostacolo e il “bromance” si fa quasi love story impossibile. Buon revival, ma meno leggero, del monicelliano: «Ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi?».
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