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Antichrist

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Antichrist

di axe
7 stelle

Una coppia non piu' giovanissima subisce la perdita del figlio, di pochi anni di eta', il quale si lancia da una finestra. Cio' sconvolge la mente della madre, la quale, dopo un periodo trascorso in ospedale, viene presa in cura dal compagno - di alcuni anni piu' grande - di professione psicologo. Egli ritiene di poter ottenere progressi, trasferendosi con la donna in un'isolata casa tra le montagne, immersa dalla natura; un'entita', pero', che non offre alcuna consolazione alla coppia, e, anzi, rivelandosi indifferente e maligna nel regolare i rapporti tra le sue creature, acquisisce una connotazione negativa. La psicoterapia porta a conoscenza dell'uomo quanto la donna sembra gia' in qualche modo sapere. Ella ritiene se' stessa - ed il suo genere - una creatura votata al male, al caos, alla distruzione. Compreso cio', e preso atto della consapevolezza maturata nel suo uomo, la donna lo aggredisce ferocemente, offendendo sia il corpo del compagno, sia il proprio. Lo stesso, riavutosi, non avra' pieta' di lei. Ho trovato il film di difficile comprensione, la tematica trattata e' complessa. il regista sembra voler raccontare, attraverso l'espediente della psicoterapia, realizzata tramite dialoghi serrati tra il compagno/medico e la compagna/paziente, una condizione del genere femminile, che prescinde da precise collocazioni in periodi storici e/o contesti sociali, il quale e' votato al male. La donna e' caos, disordine, distruzione, irrazionalita'; in quanto tale, specchia se' stessa nel mondo naturale, dal quale e' costantemente attratta. Il regista fornisce queste informazioni invitando, pero', alla riflessione. Il postulato donna / caos esiste finche' qualcuno e' disposto a crederci, e queste entita' esistono. La prima e' il simbolo del genere femminile, la protagonista del film; la seconda entita' e' l'uomo, genere e protagonista, figura naturalmente contrapposta alla donna in quanto simbolo di razionalita', ma anche di contenimento e dominio. Nulla lascia immaginare che questi equilibri e questo postulato, in futuro, possano cambiare, come testimoniato dalla presenza delle "ombre" di decine di donne massacrate nel corso dei secoli, che, nelle ultime battute del racconto, attorniano il personaggio superstite. Il film e' ricco di simboli. Uomo e donna sono spesso rappresentati su sfondi molto scuri, ad attestazione di una contrapposizione fuori dal tempo e dallo spazio; la natura e' simbolo di caos, generatore di eterne e costanti trasformazioni, incontrollabili nelle loro dinamiche. Il bambino (maschio) e' una vittima "indiretta" della donna, la quale e' mostrata inconsciamente consapevole della sofferenza causata al piccolo. Il protagonista maschile e' invece in una posizione di evidente supremazia, fisica e psichica, rispetto la donna. Le esplosioni di emozioni, la violenza, mostrata negli "accoppiamenti" tra i due o semplicemente in atti di autolesionismo, o di aggressione verso il corpo altrui, sono simbolo di irrazionalita', che finisce, pero', compressa nel momento in cui il maschio, con estrema rapidita', e nessuna esitazione, fa valere la "legge del piu' forte" a conclusione del racconto. Nulla da dire circa la recitazione, Willem Dafoe interpreta con efficacia il ruolo di un personaggio razionale ed apparentemente protettivo; a Charlotte Gainsbourg e' invece richiesto uno sforzo maggiore, dovendo interpretare il vero protagonista del film. Il suo personaggio alterna momenti di lucidita' ad esplosioni di follia, la quale prende il sopravvento nell'ultima parte della narrazione, quando si fa strada in lei la consapevolezza della sua natura. Il film e' ricco di sequenze "disturbanti". Scene di sesso esplicito, di violenza devastante, di mutilazioni, sferzano lo spettatore quasi all'improvviso. Pur potendo apparire eccessive, conferiscono vigore alle argomentazioni che il regista sembra voler sostenere. Un film in bilico tra il dramma e l'horror. L'ho trovato coerente nelle tesi sostenute, e molto curato nella messa in scena; di ardua comprensione, al punto da richiedere piu' di una visione per apprezzarne ogni dettaglio.

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