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Tutta colpa di Giuda

Regia di Davide Ferrario vedi scheda film

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La recensione su Tutta colpa di Giuda

di Ewan
8 stelle

Tutta colpa di Giuda è un interessante e riuscito mix tra realtà e finzione. La storia raccontata dall’ateo convinto Ferrario è quella di Irena (Kasia Smutniak), una giovane regista sperimentale polacca che viene assunta da un carcere per tenere un corso di teatro ad un gruppo di detenuti. Insieme decideranno di realizzare una commedia musicale decisa a reinterpretare la Passione di Cristo, ma quando verrà il momento di assegnare il ruolo di Giuda nessuno vorrà entrare nei panni dell’ “infame”. Che fare allora? Sarà per Irena lo spunto per dar vita ad una rilettura “in positivo” della storia di Gesù: ovvero perchè per salire agli onori (leggi: risorgere) si deve per forza passare attraverso la sofferenza e la cattiveria? Gesù avrebbe mai potuto “essere” anche senza il tradimento di Giuda?

Un tema per nulla scontato e molto profondo, che incontra la leggerezza di una messa in scena scanzonata affondando a piene mani nella realtà: già, perchè assieme a pochi attori professionisti (oltre alla Smutniak troviamo l’attore feticcio di Ferrario, Fabio Troiano, e l’esuberante suor Luciana Littizzetto) tutti i restanti personaggi, i detenuti e le guardie carcerarie, sono interpretati dai veri detenuti e dalle verie guardie della sezione VI, blocco A, della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, con cui il regista collabora da anni. Una contaminazione tra musical, commedia e documentario che merita plausi e attenzione in un panorama italiano troppo serioso e chiuso su sé stesso. Registi come Giuseppe Piccioni o Roberto Faenza (per dirne due) imparassero da uno come Ferrario e la smettesserodi realizzare film (sempre con soldi pubblici tra l’altro) ad uso e consumo personale (quanto me piace la polemica sgrammaticata!)


E come spesso accade, la realtà supera la finzione: durante la preparazione del film l‘indulto ha costretto Ferrario a cambiare mezzo cast. Ma l’episodio è stato così surreale da meritarsi l’ingresso nel plot “ufficiale” del film, che sembra improvvisato ma in realtà è frutto di un lungo e ben costruito progetto cinematografico.

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