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The Rum Diary. Cronache di una passione

Regia di Bruce Robinson vedi scheda film

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La recensione su The Rum Diary. Cronache di una passione

di ROTOTOM
6 stelle

Secondo film tratto dai libri-reportage di Hunter S.Thompson, giornalista americano dallo stile sghembo che intreccia i fatti alle opinioni personali. Il “gonzo journalism”, così venne definito. Grande amico di Johnny Depp già interprete di Paura e delirio a Las Vegas per la regia di Terry Gilliam, Thompson  ha poi fatto del delirio alcolico una sorta porta percettiva aperta sulle verità – filtrate dall’alcol -  che raccontava.

The rum diary. Cronache di una passione narra della  permanenza  di Paul Kemp, alter ego dello scrittore, nella  Puerto Rico degli anni 60, la sezione distaccata del sogno americano, quando assunto per un quotidiano locale  organizza una fiera resistenza, durata molto poco, al palazzinaro (Aaron Ekart) che tenta di trasformare quel paradiso caraibico in un resort per turisti americani.  Grassi. Bianchi. Volgari. Gli americani sono venuti a Puerto Rico, hanno ammazzato tutti i neri locali e poi  hanno importato i loro, di neri. Si dice ad un certo punto. Nascosti tra la vegetazione, i locali, come gli zombie della tradizione caraibica abitano baracche fatiscenti e hanno lo sguardo perso nella disperazione dell’obbedienza cieca al nuovo padrone. Per non farsi mancare nulla, Kemp sfila la dama (Amber Heard) da sotto la pancia del palazzinaro. Facile se si è Johnny Depp,  meno istrionico del solito visto che ormai il nostro senza due dita di cerone addosso non  sa più recitare, ma anche meno convincente del personaggio interpretato in Paura e Delirio a Las Vegas.  Il timone del film in quel caso era in mano a Terry Gilliam che fondeva le smorfie di Depp  e la catatonia di Benicio del Toro all’interno delle sue inquadrature folli, grandangolari . Inquadrature “gonze” in pieno accordo con lo spirito benzedrinico del film. Eh, si. Parlando di The Rum Diary viene spontaneo spostare lo sguardo su Paura e Delirio a Las Vegas, se non altro per paragone. Il film di Bruce Robinson riportato quasi a forza sul set a dirigere il film, sconta infatti la poca vena in regia.

Robinson assomma situazioni grottesche a momenti più intimi senza riuscire ad amalgamare la storia divisa tra gli sbandamenti alcolici di Kemp/Depp che esibisce a scartamento ridotto le smorfie tipiche dell’altro suo personaggio, Jack Sparrow,  e la storia di denuncia che vorrebbe essere il motore del film. Senza polso nel prendere una direzione precisa, anche la situazione degli indigeni confinati tra i rifiuti del capitalismo colonizzatore bianco diventa una figurina attaccata ad una storia barcollante e mai – a dispetto del titolo – veramente appassionante.  Alcuni momenti divertenti sono legati ai siparietti con il collega giornalista esperto di religione, nazista, lurido  e in costante trip da sostanza. Un Giovanni Ribisi che a dispetto del divo Depp, sembra essere lui l’incarnazione del talentuoso e spiegazzato giornalista americano nichilista e propenso ad una consapevole autodistruzione.

The rum Diary . Cronache di una passione, vorrebbe essere un po’ tutto. Reportage di denuncia ecologista ma al di là di una buona ricostruzione degli anni 60 e della fotografia calda e pastosa che si accorda empaticamente alla percezione emotiva dei Caraibi, null’altro muove in quella direzione. Denuncia sulle privazioni della popolazione indigena ridotta alla fame ma anche in questo caso tutto è lasciato in superficie. Vuole essere storia d’amore passionale e maledetta ma non c’è abbastanza feeling, e tutto rimane posa. Tenta anche la strada della commedia grottesca condita da surreali situazioni chimiche/alcoliche  e questo – inevitabilmente - qualche sorriso lo strappa. La sensazione è che ogni aspetto del film sia slegato dal resto senza soluzione di continuità non per scelta stilistica quanto per sovraccumulo senza controllo. The rum diary è quindi un discreto film che fa trascorrere un paio d’ore in pieno disimpegno ma che disattende ogni interesse sia per lo scrittore che per la vita avventurosa che lo ha reso celebre.


 

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