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Stuck

Regia di Stuart Gordon vedi scheda film

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La recensione su Stuck

di supadany
6 stelle

Prodotto piuttosto elementare, ma anche avvincente quanto basta per riuscire a solleticare l’attenzione, è un horror sull’orrore sociale che si avvale di una definizione dei personaggi decisamente azzeccata che riempie una trama con alti e bassi.

Brandi (Mena Suvari) è in procinto di essere promossa sul lavoro, ma quando la sera dopo la futuribile notizia esce per festeggiare, mentre fa ritorno a casa, impasticcata e ubriaca fradicia, travolge il già di suo disgraziato Tom (Stephen Rea) trascinandolo fin dentro al suo garage.

L’uomo non è morto, ma Brandi non vuole rovinarsi il futuro e decide che il modo migliore per uscirne è quello di ucciderlo e far sparire il cadavere.

Per far questo chiederà aiuto al suo compagno spacciatore, ma Tom è fortemente attaccato alla vita.

 

 

Stuart Gordon (regista) si gioca bene le carte a sua disposizione e confeziona un prodotto di genere incalzante e subdolo che pur non giovandosi sempre della verosimiglianza (vedasi il fatto che nessuno vede il ferito sul parabrezza per svariati chilometri e che la donna messicana lo vede nel garage, ma decide che è meglio farsi i fatti propri), utilizza questi aspetti per accentuare la descrizione di una società che non vede i più deboli (Tom è da poche ore senza tetto e quindi personaggio senza più significato sociale)  e che a volte decide proprio di non vedere per non rischiare di minare la propria tranquillità.

Così il personaggio di Tom è descritto in avvio con tutti i passaggi del caso, ma lo stesso vale anche per Brandi e la sua grande occasione che però si ritorcerà su di lei dal momento dell’incidente ed in conseguenza delle sue scelte dettate prima dalla paura e poi dall’interesse.

Tutto è raccontato con una buona progressione, stando sempre sul pezzo, in più frangenti la tensione fa sentitamente capolino, gli attori sono in parte (Mena Suvari è lontana dai corretti “American pie” del tempo che fu), mentre il finale prende una piega più corretta, ma rimane comunque più che dignitoso.

In sintesi è un prodotto non esemplare, ma che sa anche districarsi bene nelle scelte che s’impongono lungo il percorso, certo qualcosa scricchiola nel meccanismo in più occasioni, ma nel complesso il risultato rimane per certi versi sorprendente.

Più che guardabile in senso assoluto e da non perdere per gli amanti delle chicche nascoste nelle retrovie.

 

Stuart Gordon

Propone diverse buone soluzioni, non sempre continuo (ma visto il tipo di storia è già positivo così), ma alla fine se il film gira nella giusta direzione è anche, se non soprattutto, merito suo.

Mena Suvari

Interpretazione interessante in un ruolo non convenzionale e con una caratterizzazione parecchio marcata.

Promossa (e sorprendente).

Stephen Rea

Prova di grande e reale sofferenza.

Buon personaggio, buona interpretazione.

Russell Hornsby

Abbastanza omologato, ma comunque sufficientemente positivo. 

Rukiya Bernard

Nella parte di una collega ed amica della protagonista.

Sufficienza piena.

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