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No Mercy for the Rude

Regia di Cheol-hie Park vedi scheda film

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La recensione su No Mercy for the Rude

di pazuzu
8 stelle

Killa ha due amori: la corrida, che guarda alla tv sognando di diventare anche lui un torero, e i frutti di mare, suo cibo prediletto (anzi unico), che ha imparato a cucinare in tutte le salse. Ha anche, non dichiarata, un'attrazione morbosa per le vacche.
Killa è un killer professionista. Ma non lo fa in risposta ad alcuna vocazione all'omicidio, né tantomeno è una persona cattiva. Killa uccide per necessità, uccide perché ha bisogno di soldi. Uccide perché un medico gli ha promesso che per $100,000 lo porterà in Giappone da un chirurgo suo amico in grado di correggere la malformazione che, fin dalla nascita, gli impedisce di parlare: la lingua corta.
Killa è un mago dei coltelli, la sua specialità è colpire al cuore, ma ha promesso a sé stesso di farlo solo con chi lo merita: niente pietà per i cattivi, quindi, ma mai toccare un innocente.
Scritto e diretto dall'esordiente Park Cheol-hie, No Mercy for the Rude, è singolare già nell'assunto di partenza di voler far raccontare la storia ad un muto: la voce narrante del protagonista, infatti, accompagna l'intera pellicola, allo scopo di rendere il pubblico partecipe di ogni suo pensiero, anche il più intimo. Lungi dall'apparire forzata od artificiosa, questa scelta contribuisce a donare al film un'aria naïf, scanzonata e leggera, che fa da contraltare alla crudezza di alcune immagini e alla generale durezza delle situazioni. Merito del regista è aver scritto una storia che si scopre poco a poco, emozionante irriverente e sfrontata, costantemente in bilico tra noir action mélo e commedia.
No Mercy for the Rude è un film stratificato, che dietro la scorza grezza del gangster movie nasconde quella quasi impenetrabile del dramma umano vissuto dal protagonista, orfano oltre che muto, vittima di pesanti vessazioni ad opera dei coetanei già ai tempi della scuola, e ora, di conseguenza, chiuso nel proprio mondo silenzioso a respingere ogni approccio umano concreto. Solo uno scossone può smuovere Killa dall'immobilità insita nella sua eccentrica routine, e di scossoni, in rapida sequenza, gliene arrivano addirittura due: il primo ha il corpo mozzafiato di una prostituta incontrata per caso in un pub mentre, alcolizzandosi, lui si sta togliendo di dosso l'odore del sangue dell'ultimo omicidio commesso; il secondo ha lo sguardo vispo di un trovatello iperattivo ed invadente raccolto tra i cartoni per strada ed ospitato (a fatica) in casa propria. Attratta dal suo mutismo e dai suoi modi strani, la ragazza s'accorge presto di conoscerlo in realtà già dall'infanzia, quando era l'unica a difenderlo dai bulli spronandolo a reagire, incoraggiandolo a scrivere poesie per dare uno sbocco ai suoi pensieri, e invitandolo ad imparare ad usare i coltelli per non farsi più intimidire dai prepotenti. Quella bambina generosa e saggia è oggi una donna orgogliosa ed impulsiva ma infelice e sola, che, a sua volta in fuga da una catena di violenze e rinunce, ritrovato quel ragazzo fragile gli si offre anima e corpo per aiutarlo a crescere e ad aprirsi al sesso ai sentimenti e alla vita. Di conseguenza, col marmocchio che non mostra alcuna intenzione di levare le tende (e nel quale, probabilmente, rivede sé stesso e la sua solitudine), e con la ragazza che fa di tutto per far sentire la propria presenza, il killer solitario si trova, di fatto e controvoglia, alle prese con quella che col tempo assume sempre più l'aspetto di una famiglia assai bizzarra. Ma il lavoro incombe, e le rese dei conti pure: con il boss di zona e i suoi scagnozzi, infatti, ce ne sono un paio in sospeso.
Film vincitore del Far East Film Festival 2007, No Mercy for the Rude evolve cresce e muta di pari passo con l'evolvere il crescere ed il mutare dei suoi protagonisti, trovando nelle loro caratterizzazioni e nelle dinamiche dei loro rapporti uno dei suoi più evidenti punti di forza. Variegata e multiforme è la schiera dei personaggi di contorno, tra cui, al di là di qualche cattivo un po' troppo stereotipato (il boss e il suo tirapiedi) troviamo un paio di perdenti egregiamente delineati (l'ex maestro di karate cinquantenne riciclatosi killer dopo il fallimento della sua palestra, e il suo collega più giovane, costretto dai malanni ad un ginocchio a soffocare il suo talento nella danza) e alcune figure esilaranti che paiono uscite pari pari da una commedia slapstick (lo stesso killer cinquantenne, efficiente ma ottuso, l'assistente del datore di lavoro di Killa, imbranato e malvestito, ma anche il datore stesso, tutto da gustare nella sua irresistibile posa che coniuga in un corpo solo fierezza e demenza).
Sostenuto da una sceneggiatura ricca di spunti (talvolta anche troppo: è sacrificabile l'episodio della mendicante col marito manesco), e ben assistito da una colonna sonora sorprendente ed eclettica che spazia dal paso doble al mambo al bolero (di Ravel), ma che, per accompagnare i momenti topici, sceglie nientemeno che la nostra (decontestualizzatissima) Bella Ciao (nella versione di Anita Lane), No Mercy for the Rude è un film accattivante e potente, grottesco e tragico, che brilla per l'intensa interpretazione di Shin Ha-kyun, di nuovo muto sensibile e disperato come già era stato in Sympathy for Mr. Vengeance di Park Chan-wook, per la fotografia vivida e brillante di Oh Seung-hwan, e per la mano sicura ed elegante del regista Park Cheol-hie: un altro nome da annotare all'interno di una delle cinematografie più floride del panorama internazionale odierno.

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