Espandi menu
cerca
L'abbuffata

Regia di Mimmo Calopresti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giancarlo visitilli

giancarlo visitilli

Iscritto dal 5 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 19
  • Post 2
  • Recensioni 452
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'abbuffata

di giancarlo visitilli
4 stelle

Il cinema è morto, ma nonostante tutto esiste ancora il cinema morto. Ma al cinema si può anche morire da bulimici, come nel caso di questo ‘abbuffante’ film di Calopresti.
Se all’inizio lo spettatore si illude che il film possa essere il racconto della propria terra natia, la Calabria, dove è nato e cresciuto Calopresti, ben presto si illude.
Infatti, non basta che la bella città di Diamante (tra l’altro sempre ripresa allo stesso modo), adagiata sul versante Tirrenico della Calabria, faccia da sfondo alla storia del cinico regista Neri, rifugiatosi a Diamante per ritrovare la vena creativa, ma in realtà qui persa definitivamente a causa dell’immobilità di un Sud sempre identico a sé stesso. E la stessa situazione la vivono sulla propria pelle tre giovani ragazzi, Gabriele, Nicola e Marco, che sognano di fare il cinema, per raccontare la vita della comunità in cui vivono, dove anche gli abitanti aspettano di poter raccontare e raccontarsi dinanzi ad una macchina da presa: dal parroco, grande bevitore di birra, alla barista, passando per tutti coloro che, riconoscendosi umili pescatori di mestiere, vorrebbero interpretare sé stessi.
Calopresti, nel tentativo di coinvolgerci in una storia, la sua: quella del bambino che ha lasciato la Calabria per trasferirsi verso Nord, si lascia sopraffare dalla voglia di comunicare tanto, fino a farci abbuffare. C’è di tutto e di più nel film di Calopresti: dall’amore per il cinema, quello surreale di Fellini e quello iperreale della Magnani e Mastroianni, fino all’abbuffata di nomi, nostalgie, ricordi e volti che rendono il tutto indigesto e tra l’altro privo di alcun sapore, nonostante la cucina calabrese sia molto saporita e faccia leccare i baffi anche ad un insolito Gérard Depardieu, che proprio a causa del tropo cibo troverà la morte nella stessa terra di Calopresti.
Per assurdo, se l’intenzione del regista era quella di dissacrare il tempio del cinema italiano, Cinecittà, il suo film lo esalta quando accenna alla reality-Tv, visto che tra quest’ultima e il luogo dove si girano le telenovele infinite di Banfi e Family, ormai non v’è più differenza.
Il prezzo del biglietto vale solo per ascoltare la colonna sonora del film, targata Camarriere. Peccato, però, che il disco delle stesse lo conosciamo a memoria già da più di un anno.
Come il calabrese nel, non ci resta che chiederci: “...Ma ‘o dobbiamo proprio fare usto film?...”.
Giancarlo Visitilli

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati