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Complicità e sospetti

Regia di Anthony Minghella vedi scheda film

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La recensione su Complicità e sospetti

di FilmTv Rivista
6 stelle

Giovane drammaturgo e radiofonico (un Prix Italia), poi sceneggiatore Tv, Minghella è da poco anche direttore del British Film Institute. Dopo i nove Oscar del Paziente inglese (1996) nel 2000 divenne socio della Mirage Ent., fondata nel 1985 da Sydney Pollack con cui, appoggiato da Miramax e Weinstein Com., ha prodotto Breaking and Entering, sesto film da lui scritto e diretto. È un ritorno alle origini: prima di passare ai romanzi, aveva scritto i primi due film. Non manca di coerenza. In Complicità e sospetti si ritrovano l'interesse per sentimenti forti, personaggi contorti e insicuri e il suo stile. O la sua maniera. Fin dal titolo l'impianto narrativo è binario: due madri immigrate, due figli difficili, due architetti del paesaggio soci e amici che s'incontrano a King's Cross, vecchio quartiere popolare di Londra da tempo in trasformazione architettonica e sociale. Ormai divenuta un crogiuolo multietnico, Londra ha visto la nascita di una nuova classe medio-bassa che ha quasi eliminato il ceto operaio, una sottoclasse povera e invisibile composta da immigrati di altri paesi e altri continenti. Una delle due madri (Robin Wright Penn) è svedese, l'altra (Juliette Binoche) bosniaca: in entrambe l'amore materno è un assoluto. Il più idealista (Jude Law) dei due architetti passa dall'una all'altra in un tormentoso rapporto affettivo. «L'architettura e le politiche del paesaggio mi hanno sempre interessato: che cos'è lo spazio, com'è organizzato, chi vive e dove, sono temi che mi affascinano» dice Minghella, che dichiara di aver subito in due mesi tredici furti in un suo nuovo studio a Londra Nord. Nel film i furti con scasso a domicilio sono il motore dell'azione. Contano come i temi dell'immigrazione e della menzogna, come Londra che è più di una tela di fondo. Come l'assiduo ricorso stilistico alle superfici riflettenti (specchi, vetri, vetrine): metafora del doppio o della doppiezza? Film complesso dove i temi privati e pubblici si embricano, la densità dei dialoghi talvolta sfora nella verbosità, le ambizioni nel velleitario o nell'intellettualismo middle-brow compiaciuto. Anche film d'attori. Peccato che nel doppiaggio si perdano le intonazioni bosniache della Binoche. Anche i due figli - il free-runner Rafi Gavron e Poppy Rogers - sono atleticamente perfetti. Fa macchia Vera Farmiga, di origine ucraina, come prostituta romena.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 7 del 2007

Autore: Morando Morandini

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