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Salvatore. Questa è la vita

Regia di Gian Paolo Cugno vedi scheda film

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La recensione su Salvatore. Questa è la vita

di giancarlo visitilli
4 stelle

Film storico, ma solo perché si tratta del primo film italiano, prodotto e distribuito dalla Buena Vista, affidato al regista-sceneggiatore esordiente, Gian Paolo Cugno.
Certo, è evidente che il mondo raccontato in questo film appare abbastanza anonimo ed eccessivamente edulcorato, nonostante lo stretto dialetto siciliano, molte incomprensibile, del protagonista Salvatore; ma quello che forse non funziona è il racconto stesso di una vita impossibile, al limite del surreale.
Salvatore é il ‘piccolo grande uomo’ siciliano, orfano dei genitori e con nonna brontolona, sorellina zuccherosa e un milione di responsabilità da grandi sulle spalle. Oltre ad aver abbandonato la scuola, Salvatore si ritrova ad affrontare le sfide quotidiane, per mezzo di un duro lavoro di coltivazione dei pomodori e le pressioni del temibile boss del mercato ortofrutticolo. Il suo unico alleato, nella battaglia con la vita e gli assistenti sociali, sarà un affettuoso maestro ostinato a riportarlo a scuola e a restituirgli il suo giusto posto nell’infanzia.
Non sono il sole e il mare siciliani, che possono rendere veritiera la storia di un bambino-goldrek, a prescindere dal solito “ispirato a una storia vera”, che ormai non rende più, visto che appare in quasi tutti i film e finanche nelle sigle iniziali dei reality-show.
Tuttavia, cosa accade in Italia se un bambino non va a scuola? Anche se passa del tempo, ma quasi sempre, oggi più di prima, avviene che l’intervento tempestivo dei servizi sociali (mai così buonisti come nel film di Cugno) provveda come minimo a riportare il bambino a scuola, molte volte anche con l’aiuto delle forze dell’ordine e qualche eccessivo provvedimento del giudice nei confronti della famiglia o della persona affidataria (la nonna di Salvatore, pur essendo l’unica persona adulta che vive con li, non è neanche presa in considerazione dall’assistente sociale). Non così succede nel film. Piuttosto avviene che un’assistente sociale si presenti più come la fatina di Pinocchio, che la bella e cattiva Strega Karabà. Tutto è eccessivamente disneiano: finanche il boss, nella sua cattiveria, ha il cuore che si “taglia con un grissino”. La nonna di Salvatore è ispirata da una dolcezza unita ad un menefreghismo, per i quali ci chiediamo se non è stato eccessivo l’utilizzo di un’attrice talmente brava come Lucia Sardo.
Ma Cugno ha mai conosciuto, anche semplicemente per sentito dire, le storie dei bambini drop-out, i cosiddetti (in modo volgare e razzista) “minori a rischio”? Ha realmente fatto conoscenza di un bambino di 12 anni capace di sostentare tutta la famiglia con il lavoro dei campi e la pesca (miracolosa)? Sa in quali situazioni vivono questo “genere” di bambini? Conosce i loro interessi: a cominciare, per esempio, dalla musica che ascoltano, che difficilmente sarà quella della sdolcinata Laura Pausini, che nel film canta “Come il sole all’improvviso” di Zucchero, canzone che nell’economia del film, come tante altre ‘cose’, appaiono come “funghi a merenda” (la banda che prova sulla barca in navigazione, un cavallo a dondolo mezzo sommerso, ecc.).
Eppure fra gli stessi registi italiani c’è chi, ormai da molti anni, si muove abbastanza bene nel raccontare le storie ai margini di questi bambini: dal fondamentale De Seta (Diario di una maestro), Antonio Capuano (La guerra di Mario), i fratelli Frazzi (Certi bambini), Zanasi (Fuori di me), al giovanissimo Kim Rossi Stuart (Anche libero va bene).
L’unica spiegazione possibile è che il regista Cugno sarà evidentemente convinto di quello che fa dire al maestro rivolgendosi a Salvatore: “Tutto quello che si fa da grandi si costruisce da bambini”. E’ giusto che chi ha la fortuna di vivere in famiglie dabbene venga educato a… Ma quanti sono i nonni di oggi che da bambini sognavano di diventare medici, operai, piloti, ecc. e che oggi sono soltanto operai sottopagati, se fortunati, o prossimi alla morte e ancora disoccupati? Cugno, questa è la vera vita!
Giancarlo Visitilli

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