Regia di Gianni Puccini vedi scheda film
Un modesto impiegato, che conduce una vita grama e senza donna, si rifà come può durante la notte, sognando mentre dorme.
Forse ispirata a “Le belle della notte” di Renè Clair, è una commediola abbastanza gradevole, ma mingherlina, affidata quasi interamente ad un giovane Nino Manfredi. Contiene alcuni spunti interessanti sulla vita impiegatizia e su certe manie di riorganizzazione del lavoro di ieri come di oggi. Però Puccini è un regista così e così. Se la cavicchia, insomma, e quando rappresenta i sogni si vede proprio che si arrangia come può. L'episodio iniziale, in particolare mi ha lasciato confuso, almeno finché non si è capito trattarsi appunto di un sogno. Ma un regista che sapesse il fatto suo l'avrebbe fatto capire e come, anche senza citare Fellini.
C'è spazio per qualche risatina e qualche stoccata ben piazzata a certe riorganizzazioni aziendali e filosofie lavorative, astratte e pedanti, che fanno perdere la voglia di lavorare anche a chi ce l'ha. Mi è piaciuto anche l'episodio delle direttive su come bisogna inzuccherare un'ingiunzione di sfratto, che però sempre tale, alla fine, rimane.
A pesare, credo, sono le troppe mani in sede di sceneggiatura e la presenza di certe scene (come il sogno dei gangster) al di sopra delle capacità del regista, e molto incerte.
Un Monicelli o un Risi ne avrebbero fatto una gran commedia satirica. Perccato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta