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Probabilità zero

Regia di Maurizio Lucidi vedi scheda film

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La recensione su Probabilità zero

di giurista81
6 stelle

War movie di discreto mestiere prodotto dal papà di Dario Argento e scritto dal futuro genio del thriller all'italiana ormai prossimo a passare alla regia. Argento, reduce dal war movie La Legione dei Dannati, prende spunto da Quella Sporca Dozzina per portare in scena una nuova missione eroica suicida, dopo quelle già realizzate per i western Oggi a Me... Domani a te (1968) e Un Esercito di 5 Uomini (1969), e lo fa muovendo la narrazione tramite due trame inizialmente parallele che procedono l'una svincolata all'altra. Da una parte abbiamo un gruppo di tedeschi, arroccati all'interno di un fiordo norvegese, impegnati a studiare un nuovo sistema radar installato a bordo di un aereo alleato precipitato e finito nelle loro mani. Dall'altra parte abbiamo un ufficiale americano, interpretato dalla faccia di cuoio di Henry Silva (diventerà un volto tipico del poliziottesco, di solito in ruoli da cattivo, ma lo ricordiamo anche in Fuga dal Bronx o nel precedente western diretto da Lizzani Un Fiume di Dollari), incaricato di recuperare o di distruggere il radar così da impedire che il nemico acquisisca conoscenze pericolose sotto un profilo strategico. Ha così inizio una spedizione che viene vista come impossibile da compiere (da cui la probabilità zero di riuscita), con qualche ammutinamento, rampicate su pareti rocciose  e progressione sott'acqua con mute da sommozzatori indossate da uomini che si tuffano nel mare del nord come se si facesse il bagno nell'acclimatata piscina dell'agriturismo. L'americano predisporrà un gruppo di reietti, convinti con farlocche offerte di denaro o ricattati pena condanne da scontare in carcere, a cui si aggiungeranno i partigiani norvegesi, così da far saltare in aria la postazione nazista e con essa il radar che vi è stato portato all'interno. Finale tragico.

Non troppo curato nelle caratterizzazioni, appena abbozzate, vanta comunque alcuni tocchi kitsch come il disegno di una donna nuda bionda (che rappresenta l'infiltrata partigiana che se la passa con il capitano Kreuz) dipinta con un rosa shocking sull'esterno della bomba collocata con timer all'interno dei locali nazisti. Argento mette anche il classico contrasto tra l'ufficiale della Wermacht e l'ufficiale delle SS col secondo che considera la morte in difesa del fuhrer un onore, mentre l'altro la reputa sempre una sconfitta.

Lucidi, già ammirato nella direzione dei western e prossimo a dirigere le sue due migliori pellicole ovvero Si Può Fare... Amigo La Vittima Designata, dirige in modo piuttosto ordinato, spostandosi da una trama all'altra fino all'inevitabile incontro delle due componenti della storia nel pirotecnico scontro finale tra i fiordi norvegesi. Il ritmo è buono, le sparatorie ben messe in scena. Discreto anche l'uso di aerei, lanciafiamme e scenografie belliche. Pecca un po' per la fotografia (piuttosto piatta) e la colonna sonora anonima.

Non è un capolavoro, ma è un film che intrattiene e si distingue nell'ambito del macaroni combat. Nel cast artistico si nota, in un ruolo di supporto, Pietro Martellanza (Peter Martell) al vertice di un gruppo di mestieranti e di stunt sufficientemente in palla.

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