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Pathfinder. La leggenda del guerriero vichingo

Regia di Marcus Nispel vedi scheda film

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La recensione su Pathfinder. La leggenda del guerriero vichingo

di will kane
6 stelle

Il remake dell'horror anni '70 è una pratica piuttosto in voga nel cinema commerciale americano, che ogni tanto spreme i filoni fino a non far fruttare più niente dalle sue creature; si erano distinti tra i "rifacitori", tre stagioni fa, Zack Snyder e Marcus Nispel, rispettivamente con le nuove versioni di "Dawn of the dead" ("Zombi", edizione 2004 "L'alba dei morti viventi") e "The Texas chainsaw massacre" ( "Non aprite quella porta", sia nel '74 che trent'anni dopo). Ed è curioso che entrambi i giovani registi , che avevano dimostrato doti visive di buona qualità e una discreta capacità nel rielaborare soggetti classici, si siano cimentati con due film abbastanza speculari tra loro, come il miliardario "300" e questo "Pathfinder". In tutti e due i casi, siamo alle prese con eroi brandenti spade e protervia incrollabile contro un nemico che si riversa a schiere per invadere il territorio, i cui crudelissimi soldati presentano fattezze orride o ferine, e più o meno agghindati come creature da incubo, e per arrivare alla salvezza o al fine prefisso, va fatto scorrere sangue a fiumi , mostrando una ferocia non minore dell'invasore Tecnicamente curato, meno "videogiochistico" nell'immagine, "Pathfinder" risulta però troppo scopiazzato nella trama e come riferimenti nelle scene ai vari "Rambo", "L'ultimo dei Mohicani", "Il signore degli anelli","L'urlo dell'odio", e Nispel , salvo qualche azzeccato espediente della guerra di guerriglia imbastita dal protagonista contro gli spietati vichinghi giunti in terra d'America a compier efferatezze ( ma che motivi hanno? espansionismo? occupazione? non ci è consentito sapere...), si limita a fornire ritmo e smalto visivo alle sequenze di pura azione, rendendo un soggetto che poteva anche essere interessante l'ennesimo film a forte concentrazione di spruzzi di sangue e malvagità varia da ricambiare con la stessa violenta moneta, di cui ci si può dimenticare appena qualche kilometro lontani dalla sala in cui lo si è visto.

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