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Il vento fa il suo giro

Regia di Giorgio Diritti vedi scheda film

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La recensione su Il vento fa il suo giro

di mc 5
8 stelle

Innanzitutto una doverosa premessa: questo film rappresenta un "caso" nel panorama cinematografico italiano; si tratta di una autoproduzione indipendente realizzata nel 2005. Il regista (il bolognese Giorgio Diritti, già collaboratore di Pupi Avati) dopo aver bussato inutilmente a diverse porte, decise di autoprodursi, ricorrendo a una singolare forma di finanziamento: chiedendo cioè alle maestranze di lavorare in cambio di "quote" del film stesso. La pellicola, nel suo piccolo, ha raccolto premi e consensi non indifferenti, dal festival di Annecy al Bergamo Film Meeting. Ma c'è un problema, e non da poco: il film non ha trovato un distributore ufficiale, per cui viene programmato nelle sale (di solito in piccole sale parrocchiali decentrate, come è avvenuto a Bologna) solo grazie all'interesse di singoli esercenti. Eppure, grazie al passaparola del pubblico e all'appoggio della critica, il film ha incassato cifre ragguardevoli (il tutto in proporzione, ovviamente) ed è diventato sicuramente già un "cult". Per dire: nella sala bolognese dove io l'ho visto tre giorni fa, c'era una gran fila alla cassa, cosa insolita per un film che non sta godendo di alcuna promozione essendo uscito da 11 mesi. Ed è di questi giorni la bella notizia che la pellicola sarà presente con ben 5 candidature alla cerimonia romana dei premi "David di Donatello", in lizza fra l'altro per miglior film, produzione, sceneggiatura, regista sordiente. Non male per un piccolo film che ha dovuto lottare coraggiosamente contro le regole del mercato, riuscendo parzialmente nell'impresa di sovvertirle. La vicenda è ambientata in un villaggio (Chersogno) delle Alpi Occitane italiane, Piemonte, e narra le vicissitudini di una famiglia francese che in quei luoghi va ad abitare, alla ricerca del sogno di una vita diversa, ma i cui propositi dovranno scontrarsi con la meschinità dell'animo umano, nelle persone di alcuni elementi del posto che cercheranno di ostacolare con ogni mezzo i nuovi arrivati e di contrastarne l'attività (si tratta di una famiglia di pastori). La realtà al centro della vicenda è una di quelle meno note del nostro paese, una realtà montana, isolata, spopolata dall'emigrazione, e in forte declino. Una piccola parte degli abitanti di Chersogno incoraggia la famiglia francese, mentre i piu' li considerano alla stregua di zingari, sporchi ed incivili, e li giudicano rei di violare le regole della comunità. E' chiaro che il tema di riferimento è quello della diversità percepita come minaccia. Il film si presenta con aspetto ruvido e duro, spesso parlato in idioma occitano con sottotitoli. Bel personaggio questo pastore francese che ha rinnegato il precedente mestiere di insegnante (deteriorato, lui dice, dalla burocrazia)
per dedicarsi all'allevamento di capre e produzione di formaggio, e che è fuggito via dai suoi Pirenei perchè là stavano costruendo una centrale nucleare. La sua famiglia (lui, la moglie e 3 figli piccoli) viene accusata di ogni sorta di trasgressione alle regole della piccola comunità: di invadere con le capre al pascolo i territori dei confinanti, oppure di sottrarre legna dai terreni abbandonati. E questo odio verso di loro si manifesta in mille modi: da quelli leciti (denunce a carabinieri e ASL) a quelli piu' subdoli (minacce anonime ed oscuri avvertimenti). Come si può intuire, il regista ha utilizzato quasi tutti attori non professionisti, anziani abitanti di quei luoghi, realizzando così un potente apologo sull'Accoglienza, duro e spietato, che ci mostra quali danni possano provocare certi atteggiamenti conservatori dettati da antichi retaggi localistici. Certo per noi, che abitiamo in città oppure anche in piccoli centri ma comunque evoluti, non è facile comprendere la mentalità ristretta dei montanari di questo film, gente per la quale il tempo sembra essersi fermato, e che vede come un intruso portatore di disgrazie e turbative chiunque apporti da fuori la benchè minima novità. La scelta di utilizzare cittadini di quelle zone si rivela vincente: vediamo sfilare volti autentici e molte facce azzeccate che recitano sè stesse e la propria cultura d'origine. Nessuna spettacolarizzazione: la vicenda si svolge sui ritmi del quotidiano e dell'avvicendarsi delle stagioni. La messa in scena ha sapore minimalista, il risultato finale è un pò rude ma autentico, non aspettatevi insomma un film "carino" o vagamente ruffiano e nemmeno finali consolatori. E' triste ammetterlo, ma le comunità montane come quella raccontata nel film, caratterizzate da un atteggiamento "chiuso" ed incapace di evolversi, ormai popolate solo da persone anziane, sono destinate fatalmente all'estinzione. Interessante il concentrarsi della regìa sui primi piani, sui volti autentici dei numerosi protagonisti per lo piu' anziani. E un plauso alla fotografia che coglie i bellissimi paesaggi delle Alpi Occitane, restituendoli nel susseguirsi delle stagioni, fermo restando che questo non è comunque un cinema "da cartolina". A pensarci, questa vicenda di intolleranza e di ostilità ha un suo lato paradossale: cioè che in fondo poi, il vero conservatore è proprio il pastore in quanto continuatore di una tradizione lavorativa (ormai dismessa) di pastorizia che appartiene al passato di quelle zone e che lui intende rilanciare con orgoglio e dignità. E vorrei concludere con una annotazione personale che implica anche una attestazione di stima. Premesso che non ho alcuna famigliarità nè conoscenza con la cultura occitana, ho conosciuto però una (bella) persona che, idealmente, è una sorta di "ponte" fra il sottoscritto e questo film. Questa persona si chiama Sergio Berardo ed è uno dei piu' grandi suonatori di ghironda esistenti. Lui e il suo gruppo (i "Lou Dalfin", che ho visto dal vivo in diverse occasioni e che compaiono anche ripresi nel film durante una festa di piazza) si dedicano da anni con passione ad un'opera di rinnovamento della tradizione musicale e culturale occitana. E, per inciso, hanno anche contribuito alla bella colonna sonora del film.

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