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Giulietta degli spiriti

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Giulietta degli spiriti

di sasso67
7 stelle

Dopo appena qualche giorno dall'avere scritto (opinione su La voce della luna) che Giulietta degli spiriti è uno dei film meno riusciti di Fellini, devo almeno parzialmente correggere il tiro, a seguito di un'ulteriore visione, a distanza di anni dalla prima. A quasi tutti gli spettatori di ieri e di oggi Giulietta degli spiriti è piaciuto di meno rispetto ad altri film precedenti di Fellini, confrontandolo soprattutto con le altre opere di cui è stata protagonista Giulietta Masina, perché se quei primi film - La strada e Le notti di Cabiria – erano come Pinocchio burattino di legno, questo Giulietta degli spiriti è il Pinocchio divenuto, al prezzo di fatiche e sacrifici, un bambino in carne ed ossa. È indubbiamente morale, edificante, il ragazzino che smette di far dannare il babbo per trasformarsi nel bastone della sua vecchiaia, ma è infinitamente meno divertente, avvincente e anche meno stimolante delle disavventure e delle marachelle dell'avventato burattino di legno.

Questa Giulietta, donna matura e assennata, è il prodotto dell'educazione cattolica (testimoniata dal ruolo della santa bruciata sulla graticola nella recita scolastica) impostale e di una madre opprimente che le ha creato un complesso d'inferiorità nei confronti delle sorelle. Solo nel finale la protagonista fa pace con sé stessa, liberandosi definitivamente della tutela del marito, al quale si era affidata probabilmente per sottrarsi all'imprinting educazionale e familiare.

In Giulietta degli spiriti le sequenze simboliche e le metafore non sono di troppo difficile decifrazione: l'educazione cattolica influenza pesantemente la vita della protagonista e forse anche il suo matrimonio ormai spento, creandole un complesso d'inferiorità nei confronti della nuova amante del marito, la modella Gabriella Olsen, che nella professione e con quel nome stimola maggiormente la fantasia dell'uomo.

Alla fine, Giulietta, grazie all'amicizia con la liberata mantenuta Susy ed al ricordo del nonno, un laico razionalista anni prima fuggito con un'acrobata del circo, riesce non dico a liberarsi dei fantasmi che la perseguitano come fosse un personaggio dei dipinti di Bosch, ma a renderli innocui – con un termine oggi d'uso comune direi endemici – e comunque a conviverci superando i traumi.

In definitiva mi sembra che al Fellini di Giulietta degli spiriti si attagli la definizione che di lui dà, in La ricotta di Pasolini, il regista del film sulla crocifissione, interpretato da Orson Welles: «egli danza... egli danza».

 

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