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La tigre e la neve

Regia di Roberto Benigni vedi scheda film

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La recensione su La tigre e la neve

di sasso67
6 stelle

Senza infamia e senza lode. Non è un bel complimento, dopo tutta l'attesa suscitata dall'ultimo film di Benigni. Come struttura di film mi ricorda più "Il mostro" che "La vita è bella", e anche questo non è un bel complimento. Il Benigni attore è cento volte migliore del Benigni regista, ma entrambi sono cento volte peggiori del Benigni intrattenitore televisivo. Personalmente, mi ha suscitato più emozioni nei venti minuti in cui è stato in scena con Celentano a Rockpolitik che nelle due ore del film. Benigni ha bisogno di sentirsi libero sulla scena, libero di improvvisare e in grado di interagire con il pubblico, per poter rendere al meglio. Non sono e non sarò mai, credo, un ammiratore del Benigni cineasta, mentre amo il Benigni personaggio televisivo. Fra gli altri motivi c'è anche il vantaggio che in TV non deve portarsi appresso la zavorra di Nicoletta Braschi. Inoltre negli spettacoli teatrali e televisivi si riesce meglio a distinguere la parte comica da quella poetica, mentre nella "Tigre e la neve" Benigni cerca la poesia a tutti i costi, trovandola solo raramente, e fra l'altro confondendo, secondo me, poesia e rima.
Oltre tutto si ride solo in un paio di situazioni, come quando Attilio trova lo scacciamosche e poi lo usa recitando il Padre Nostro e poi quando ringrazia l'arabo impassibile dopo essere scampato al campo minato.
Il Benigni regista non è granché, anche se ha il merito di avere girato il primo film non documentario ambientato durante la guerra in Iraq; il Benigni attore è bravissimo - probabilmente l'attore comico più completo al mondo in questo momento - anche se fa un po' troppo lo stralunato ed utilizza troppo bene il telefonino per essere un poeta-con-la-testa-fra-le-nuvole. Di Nicoletta Braschi ho già detto: non mi piace, anche se mi dispiace, perché vorrei lodare una volta tanto un autore che non mette per forza accanto al protagonista la solita bellona: la signora Benigni, però, è troppo inespressiva per essere credibile. Jean Reno è bravo ma sembra poco irakeno e il suo personaggio avrebbe avuto bisogno di maggior spessore, anche per giustificare la tragica svolta finale. Benigni ha detto di avere tagliato cinquanta minuti di girato: forse quei cinquanta minuti avrebbero aiutato a capire di più il film.

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