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Hanno cambiato faccia

Regia di Corrado Farina vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hanno cambiato faccia

di hallorann
6 stelle

L'esordio al vetriolo (seppur datato in diversi frangenti) del noto regista di Caroselli Corrado Farina. Un artista a tutto tondo, recentemente scomparso.

Sputare sul piatto in cui si è mangiato per anni, questo fece il torinese Corrado Farina con l’esordio cinematografico …HANNO CAMBIATO FACCIA. Dopo aver girato un centinaio di caroselli negli anni sessanta il regista ideò con Giulio Berruti una satira gotica e fantasociologica sul potere economico e sulla nostra società vampirizzata dal capitale e dai suoi capitani d’industria. Egli lavorava per la famosa agenzia di Armando Testa che negli anni del boom riceveva le commesse dalle grandi industrie per pubblicizzare i suoi prodotti tramite rassicuranti e piacevoli spot denominati Carosello. Tra i più noti ricordiamo il digestivo Antonetto, l’olio Sasso e Saiwa. Mini film di due minuti, fino allo strappo del ’68 e l’addio a Torino. Tornerà agli spot nei settanta ma a Roma, per esempio la Sambuca Molinari.

 

locandina

Hanno cambiato faccia (1971): locandina

 

L’ingegner Valle lavora per la grande industria automobilistica Auto Avio Motors (ogni riferimento alla Fiat è puramente casuale?). Il direttore lo convoca per comunicargli che il proprietario Giovanni Nosferatu lo vuol vedere nella sua villa in montagna.  Il luogo è sinistro e nebbioso, una giovane ragazza a seno nudo (simbolo di libertà e purezza) cerca di distoglierlo dall’idea di entrare nella villa (l’amore che vince). Lui prosegue e introdotto dall’ambigua segretaria Corinne tocca con mano Nosferatu. Tutto è già scritto.

 

La metafora è palese fin dal titolo, …HANNO CAMBIATO FACCIA: i capitalisti, i nuovi vampiri che succhiano il sangue del popolo destinato a consumare e ad essere ingannati per sempre. I contenuti del film hanno una chiara matrice post-sessantotto con citazioni varie, in primis Marcuse che chiude l’ultimo fotogramma con la frase (oggi irrimediabilmente datata) il terrore oggi si chiama tecnologia, oppure trasformare la disciplina in costume di vita. E ancora Asimov e gli sfottò ai grandi maestri del cinema detti per bocca del pubblicitario cinefilo. Solo gli stolti non cambiano idea e Farina, redento, si prende la sua rivincita lanciando strali contro la società dei consumi e i suoi guru. Paradossalmente la cosa più geniale e meritevole di menzione è la rappresentazione della pubblicità stessa: essa appare sotto formato di slogan attraverso i circuiti chiusi della casa, semplicemente sedendosi su un divano o aprendo la manopola della doccia (il sapone Tonic A1). Un modo come un altro per provare i prodotti Nosferatù protagonisti del film, come lo spot del LSD per tutti e da elargire gratuitamente ai poveri o la creazione del detersivo “Acqua pulita”. La cornice gotica e vagamente horror funziona a corrente alternata, nonostante le buone musiche del jazzista Amedeo Tommasi, del luciferino Adolfo Celi e dell’androgina Geraldine Hooper (futura “Massimo Ricci” di PROFONDO ROSSO).

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