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Malizia

Regia di Salvatore Samperi vedi scheda film

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La recensione su Malizia

di LorCio
6 stelle

Vero e proprio fenomeno di costume passato inesorabilmente di moda perché il tempo è ingrato e sotterra troppe cose, Malizia rappresentò la definitiva consacrazione della povera Laura Antonelli, attrice non eccelsa ma dalla presenza scenica indiscutibile. Dietro la macchina da presa c’è Salvatore Samperi (uno di quei registi dimenticati che sarebbe il caso di rivalutare una volta per tutte, emancipandolo dalle porcherie contemporanee a cui viene accostato nel calderone della commedia erotica) che, avvalendosi dell’aiuto in sede di sceneggiatura di Ottavio Jemma ed Alessandro Parenzo, si rifece a certe esperienze infantili, che, malgrado il filtro inevitabile dell’età adulta, si notano abbastanza chiaramente nella rappresentazione della protagonista, descritta come oggetto del desiderio (nelle famiglie borghesi dell’altro secolo le servette spesso iniziavano i giovani di casa al sesso), icona di sensualità (le parti intime spiate dal basso), raffigurazione del sogno come se fosse un fllm (le immagini spiate dalle finestre), leggenda un po’ domestica e un po’ onirica (i racconti del ragazzino all’amico grasso e ricco).

 

Un film certamente erotico, ma delicato e allo stesso tempo malinconico, complesso pur nella sua semplicità immediata, non del tutto riuscito per alcune mancanze nella narrazione poco equilibrata e non sempre appassionante, dotato comunque di una confezione impeccabile (fotografia limpidissima di Vittorio Storaro, scene di Ezio Altieri, costumi di Piero Tosi) e di un pugno di attori in palla (eccellente Turi Ferro, notevoli Lilla Brignone e Angela Luce, bella rivelazione il compianto Alessandro Momo). Probabilmente eccessivamente criticato all’epoca dalla critica perbenista da una parte e forse sopravvalutato da altri (tre Nastri d’Argento), fu un geniale colpo di fortuna per il produttore Silvio Clementelli che incassò cinque miliardi di vecchie lire. Andrebbe rivisto e riscoperto per una tenerezza di fondo che fa spesso dimenticare l’assenza di un battito d’ali che lo faccia decollare del tutto.

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