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The Woodsman. Il segreto

Regia di Nicole Kassell vedi scheda film

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La recensione su The Woodsman. Il segreto

di giancarlo visitilli
8 stelle

Tutto ruota intorno al possente attore, Kevin Bacon, che quasi ricalcando l’altrettanto straordinaria interpretazione di Tim Robbins in Mistic River di Eastwood, in quest’opera prima della regista Nicole Kassell, The woodsman – Il segreto, si racconta poco per volta, ma in modo incisivo. Tratto dal dramma di Steven Fechter, il film ripugna il solito “folklorismo sessuale”, a cui ci siamo abituati in occasione di tematiche come quella della pedofilia.
Lui, Walter, è un molestatore di ragazzine, tornato libero sulla parola, dopo dodici anni di prigione. Walter è un personaggio sfuggente, chiuso in se stesso e nel suo mondo di fantasmi, di tentazioni e di paure. Vive per conto suo, cercando di farsi notare il meno possibile dagli altri, per paura, per asocialità, forse per una disabitudine alla vita di tutti i giorni. È un uomo che porta con sé tutta l’ambiguità del suo mondo interiore, sospeso tra la voglia di una vita normale, lontana dalle perversioni che lo attanagliano, e la consapevolezza di essere ancora sensibile a tali perversioni, di essere tuttora debole e tentato dal reiterare il suo crimine.
Sarebbe stato facile affrontare un argomento come quello della pedofilia con la solita tiritera moralistica accompagnata dall’indissolubile senso di orrore, peccato e scandalo a cui sottopone i soggetti, “i mostri”, ogni società, seppur definita ‘civile’. Senza alcuna sbavatura sono i personaggi che sintetizzano il ruolo della società: la segretaria della fabbrica in cui Walter lavora, al cui sguardo indagatore “il pedofilo, il porco, il mostro” è sottoposto, compresa l’invadenza eccessiva e ossessiva dell’ispettore Lucas. Diversamente da questi, la bravissima e giovane regista, sceglie un modo di raccontare e indagare differente, prendendo a modello, almeno metaforicamente, la favola di Cappuccetto Rosso e il lupo. Solo che resta veramente difficile non sbagliare: anche alla fine del film il lupo resta inconfondibilmente la società, diversamente da Walter. La Kassell sa mettere bene in mostra tutto l’orrore che si accompagna alla pedofilia, ma non avanza alcun appello o soluzione. Anzi, è interessante comprendere come quello della pedofilia sia un male probabilmente antico come il mondo, presente in tutte le società, in tutti gli ambienti, compresi, troppo spesso, quelli familiari, laddove la bambina che guarda gli uccelli nel bosco, riferisce a Walter che quando papà la invita a sedersi sulle sue gambe lei piange. Una piaga, quella della pedofilia, molto legata all’Occidente, che ha addirittura inventato una mappa del turismo sessuale, in un periplo dei paesi più poveri e quindi più vulnerabili.
Kevin Bacon avrebbe certamente meritato l’Oscar per la sua interpretazione in questo film, con cui sembra coronare la sua maturità di attore completo, vista anche la precedente interpretazione che lo ha visto come protagonista in Mistic River, tra l’altro sulla stessa tematica. E’ impressionante il suo realismo, fatto di gesti minimi, di espressioni, di sguardi che ci mostrano la complessità dell’uomo. Mai c’è la tentazione di renderci simpatico Walter, ma neanche quella di farlo apparire come un mostro in mezzo a persone normali. Anzi, Walter è uno di noi, in autobus, al lavoro, in strada non potremmo distinguerlo da una persona lontana anni luce dalle sue pulsioni, che distano dalla sua casa all’incirca 120 passi. Tanti sono i passi che Walter compie da casa alla scuola vicina, frequentata da molti bambini. Pochi passi in più rispetto a quelli che Impastato contava da casa sua a quella del capo clan della mafia.
Alla fine il dubbio, la confusione, l’accusa vengono messi sul piatto della bilancia. Ci si confronta con chi è normale e chi non lo è; su chi stabilisce, o almeno si arroga il diritto di decidere ciò ch’è normale da ciò che non lo é. D’altronde, non basta una vita per chiedersi, come Walter: “quando sarò normale”. A prescindere dalla pedofilia.
Giancarlo Visitilli

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