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Peter Pan

Regia di P. J. Hogan vedi scheda film

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La recensione su Peter Pan

di FilmTv Rivista
4 stelle

I pensieri felici che fanno volare i personaggi creati da J.M.Barrie hanno trovato negli effetti speciali un prezioso alleato. La meraviglia di una storia immortale non è sopraffatta dalla virtualità, ma accentuata e reificata. Le paure e i desideri universali e ancestrali, codificati poeticamente nella pièce teatrale e nei libri sul ragazzo che non voleva crescere e la ragazzina che i genitori obbligano a diventare grande, possono avere la concretezza visionaria di paure e desideri verosimili e credibili. La magia delle favole è una delle materie prime, una delle trame uniche, spesse e sottili del cinema. La messa in scena e i dialoghi, spesso, dissipano questa magia, la depauperano, la banalizzano e gli attori si deformano, così, nelle ombre dei personaggi, nel nome-etichetta dei caratteri. Si resta ammirati e soddisfatti, tenendo conto dei tanti rischi impliciti nell’operazione produttiva e narrativa, dal lussureggiante adattamento e dalla rigogliosa visualizzazione (il direttore della fotografia ha illuminato Moulin Rouge) delle avventure di Peter Pan, di Wendy, di Capitan Uncino, dei bambini dell’Isola che non c’è, del coccodrillo gigantesco e famelico approntati dal regista australiano P.J.Hogan (Le nozze di Muriel, Il matrimonio del mio migliore amico). Fedeltà da filologo e da cultore della storia originale e modernità dello sguardo, sensibilità affettuosa per le incertezze e l’angoscia dell’addio all’infanzia e invenzioni da set e da blue screen, malinconia dell’adolescenza e della giovinezza, come doni che bisogna restituire alla vita, e tecnologia. Il film è una felice mediazione tra standard e ispirazione, fantasy e grammatica della fiaba, intrattenimento e seduta analitica, parco giochi e procedure di identificazione. Almeno quattro scelte del casting sono inappuntabili: Jason Isaacs nel doppio ruolo di papà Darling e Capitan Uncino, Rachel Hurd-Wood, la candida Wendy dal bacio nascosto sulle labbra, Lynn Redgrave, la navigata zia Millicent e l’impertinente Ludivine Sagnier, la gelosissima fatina Campanellino. La costumista è la stessa di Lezioni di piano e Ritratto di signora e uno dei due montatori ha nel curriculum Salvate il soldato Ryan, Schindler’s List e I predatori dell’arca perduta.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 16 del 2004

Autore: Enrico Magrelli

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