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Reazione a catena. Ecologia del delitto

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su Reazione a catena. Ecologia del delitto

di Serum
7 stelle

 

Tutto inizia dal classico schema del giallo, con la vecchia nobildonna uccisa per accaparrarsi le sue proprietà. Ma ecco che subito arriva un secondo delitto a mischiare le carte, iniziando l'escalation di morti di cui parla il titolo, una mattanza confusa e spietata il cui senso sfugge fino alle battute finali. Questo film viene ricordato soprattutto come precursore dello slasher, ed in effetti gli elementi tipici del genere in buona parte ci sono: personaggi secondari abbozzati che vengono macellati senza pietà uno dopo l'altro, scene di nudo per risvegliare il pubblico di Alvaro Vitali, dinamica dei delitti colorita e volutamente esagerata e fiumi di sangue che manco Shining. L'epigono principale è ovviamente la saga di Venerdì 13: l'ambientazione lacustre, la strage di giovani amanti, la costruzione stessa degli omicidi (la famosa scena dei due ragazzi infilzati dalla lancia in L'assassino ti siede accanto). E proprio in virtù di ciò è sorprendente constatare come tutti questi aspetti siano in realtà una facciata, perché in effetti qui l'ecologia mostrata non è tanto quella del delitto quanto quella dell'avidità: ognuno dei personaggi coinvolti agisce per un proprio tornaconto personale diventando un'imprevista mina vagante nell'orizzonte di ricchezza degli altri carnefici. Tutto parte da piani singolarmente semplici, ma un cadavere dopo l'altro la posta in gioco si alza sempre di più, le alleanza saltano, il rischio aumenta e l'iniziale slancio criminale si trasforma in una follia sanguinaria che va ad infrangersi contro un finale beffardo dal quale tutti escono sconfitti (come in Rapina a mano armata). Insomma più che dalle parti di Halloween – La notte delle streghe siamo da quelle di Fargo o di Soldi sporchi. Peccato che la componente horror non sempre riesca ad amalgamarsi con l'intreccio.

 

 

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