Regia di John Badham vedi scheda film
In effetti è insolito che un western recente sia anche bello, ed è ingiusto che non sia andato nelle sale. I problemi che si pone, infatti, oggi non vanno di moda, benchè in realtà finiscono per interessare tutti. Chi non si è mai sentito indignato per un'ingiustizia patita? Qui ci si interroga su fin che punto valga la pena battersi per avere giustizia, sia in relazione all'oggetto del contenzioso che al prezzo che bisogna pagare. Il prepotente del film ha torto marcio, e la vittima del soppruso è un uomo con un gran senso della giustizia e dell'onestà, il quale all'inizio è una figura del tutto positiva. I dubbi crescono, tuttavia, col procedere del film, e la sua lotta - che provoca morti e sofferenze - appare sempre più fuori luogo e sproporzionata. Neppure davanti alla morte della moglie si fermerà, e credo che da qui in poi nessuno può approvarlo. Il responso del film, benchè sfaccettato e combattuto, è che non ne valeva la pena (specie dopo la trucidazione dell'esercito di ribelli). Il film è tratto da "Michael von Kohlhaas" di Heinrich von Kleist, il quale amava occuparsi di grandi dilemmi morali, come nel suo "Principe di Homburg". Se il discorso era lì molto più combattuto, questo film mi sembra essere una condanna all'accanimento per il mero principio della giustizia, anche quando la posta in gioco è risibile. Bravi tutti gli attori. Del resto alla fine della storia ci sarà il Giudizio Universale, dove non ci saranno ne avvocati, nè appelli, nè scappatoie. Ci vengano risparmiati, piuttosto, certi westernuncoli pretenziosi e patinati, e vengano fatti circolare film così, per favore.
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