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Dagon

Regia di Stuart Gordon vedi scheda film

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La recensione su Dagon

di Antisistema
8 stelle

Nell'enorme mole di assegno cinematografico in merito ai film di genere, c'era questo Dagon - La Mutazione del Male di Stuart Gordon (2001), regista da poco defunto ed entrato nel cuore di molti appassionati per il suo esordio Re-animator (1985), che posso capire lo stato di cult, ma oltre il buon film non và. Dagon ad occhio era il film più interessante ai miei occhi, anche se Filmtv gli dà un mesto 3 stelle, l'utenza al momento non và oltre il voto medio di 6.1, due stelle Mereghetti, 6.2 su imdb e longtake gli appioppa una sola misera stella, quindi il rischio boiata trash era alto, ma avendo letto il racconto di Lovercraft ed essendo Gordon portato per gli adattamenti dello scrittore di Providence ho voluto rischiare e sinceramente sono abbastanza basito per certe critiche a questo gioiello del cinema, dove Gordon con 2 pesos, un villaggio, 30 comparse e 3-4 personaggi principali, pur discostandosi nella trama dalla fonte di ispirazione, coglie l'essenza e lo spirito di Lovercraft nella costruzione della messa in scena, con l'ambientazione di questo villaggio di pescatori in Spagna, in Galizia, che sembra essere rimasto ad un secolo prima. La pioggia battente accentua la sensazione di bagnato, zuppo e lerciume che pervade l'atmosfera malsana del paesino di Imboca, senz'altro azzeccato nella scenografia in decomposizione in un parallelismo con tutti gli abitanti del luogo diventati uomini-pesce, per via dell'abbondanza di pescato e di oro, come conseguenza del loro culto verso Dagon, divinità demoniaca dimorante nell'oceano, che ha soppiantato il culto cristiano-cattolico del posto.

Pervaso da un'atmosfera irreale e dagli incubi ricorrenti del protagonista Paul (Ezra Godden), Stuart Gordon risulta sempre a proprio agio con le atmosfere Lovercraftiane, costruendo sequenze di notevole fatture, cominciando dall'inseguimento nell'hotel in decadenza, dove la sporcizia ha corroso tutto, compresi gli abitanti del villaggio trasformati in inquietanti uomini-pesce, oramai corrotti dalla loro cupidigia di oro, disposti ad averne sempre di più a costo di abbandonare del tutto la propria natura umana.

 

Ezra Godden

Dagon (2001): Ezra Godden

 

Se il protagonista non soddisfa appieno in quanto a capacità recitative, né in presenza scenica, Gordon regala l'ultimo ruolo della sua carriera a Francisco Rabal, attore famoso negli anni 60' e 70' per le parti in film di Bunuel, qui nel ruolo del pazzo ubriacone Ezequiel, unico essere ancora umano, perché non ha mai in cuor suo deciso di adorare la divinità dell'oceano, resistendo tutti questi anni nella sua fede cristiana, senza lasciarsi corrompere dalle ricchezze materiali derivanti dell'adesione al culto.

Tra uomini pesce, atmosfera densa di umidità, pioggia incessante, simboli di un culto arcaico e un ritmo posato, Stuart Gordon gioca sulle paure ancestrali dell'uomo, in primis il buio dell'ignoto, che si staglia nell'abisso dell'irrazionale a cui la mente umana non può reggere alla visione, giustamente negataci dal regista, perché l'orrore Lovercraftiano nella pur inevitabile tangibilita' data da una trasposizione cinematografica, non può essere mai rivelato in pieno da nessuna fonte di luce, iniziando dalla torcia elettrica per finire all'accendino costantemente acceso da Paul, per orientarsi nel villaggio e successivamente nei cunicoli sotterranei, alla ricerca di una risoluzione razionale, ovviamente assente, finendo con un colpo di scena che rende credibile anche ciò che non lo era in precedenza.

Pur essendo a tutti gli effetti un film di serie B, per quanto riguarda il basso budget, non lo è nei risultati e dispiace il massacro di cui leggo in giro, perché è un'opera notevole, sicuramente superiore a Re-Animator, un po' troppo soggetto al periodo storico degli anni 80' in cui uscì rispetto a Dagon, che invece non ha per niente ironia rispetro all'esordio di Gordon. Dispiace non abbia potuto godere di un budget maggiore (la produzione è spagnola), anche se alla fine è il prezzo da pagare per avere la totale indipendenza e libertà di azione, purtroppo incompresa e massacrata per via degli effetti speciali in CGI nel terzo atto, anche se le trovo incomprensibili, perché sono adoperati solo in pochi frame e di sicuro ci sono una miriade di altri horror con una brutta CGI spammata ovunque senza ritegno, cominciando ad esempio da IT - Capitolo I di Andy Muschietti (2017), che ne è costato 35 di milioni e quindi veramente non ha giustificazioni. Se riuscite a superare questo scoglio "impossibile" degli effetti speciali (che ripeto, sono adoperati in modo irrisorio), riuscirete a godervi un ottimo horror di matrice Lovercraftiana e in tutta' probabilità il miglior film del regista, altrimenti continuate pure a fare l'equazione effetti speciali belli = film perfetto e fare le competizioni sotto tale aspetto a scapito non tanto della trama, ma dei contenuti.

 

Raquel Merono

Dagon (2001): Raquel Merono

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