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Il trono di sangue

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il trono di sangue

di alan smithee
8 stelle

locandina

Il trono di sangue (1957): locandina

Il potere della profezia e delle forze del male che bramano entro un Giappone feudale del XVI secolo, oppresso da guerre tra villaggi e signorie.

In un contesto di fine battaglia, due nobili condottieri di nome Taketoki Washizu e Miki Yoshiaki,fanno ritorno a casa, dopo aver volontariamente sconfitto le forze nemiche al loro sovrano, costringendole alla ritirata. Sulla via del ritorno, stanchi ma contenti di far ritorno alle rispettive famiglie, i due guerrieri si imbattono in quello che credono un fantasma, che li attrae nella sua modesta e fatiscente dimora, e profetizza loro un futuro imminente o non molto lontano davvero intrigante.

A Taketoki pronosticano un futuro prossimo da re di Scozia, senza tuttavia dar seguito a eredi diretti, mentre a Yoshiaki che diventerà figlio di una futura stirpe di re.

Dopo essere svanito nel nulla l'indovino rimane un chiodo fisso nella mente dei due, che si apprestano ad incontrare il loro re, desideroso di complimentarsi e premiare i due valorosi combattenti.

Quindi i re decide di soggiornare nel forte di Taketoki, che anticipa il sovrano per avvisare moglie Asaji e servitù di quella gradita ma impegnativa visita. Costei, scaltra e calcolatrice, venuta a conoscenza dal marito di quella strana ma allettante profezia, inizia ad instillare nel consorte la tentazione di ordire un agguato notturno al sovrano, adducendo la colpa ai suoi ignari servitori, adeguatamente resi ebbri di sakè durante l'agguato di Taketoki.

Toshiro Mifune

Il trono di sangue (1957): Toshiro Mifune

E tutto avviene furtivamente nella notte, fino ad arrivare al mattino successivo, con la scoperta del cadavere, e il nostro assassino che finge sconcerto e reagisce uccidendo i poveri servitori, togliendosi di dosso l'onere di doverli processare e ascoltare la difensiva di ognuno di loro.

A quel punto la torva profezia torna alla mente e l'ipotesi che Taketoki, effettivamente designato re per acclamazione dagli altri generali, sia destinato a deporre la corona a favore della discendenza di Yoshioki, spinge costui a tramare progetti di vendetta e risoluzione nei confronti di costui, così come induce quest'ultimo e il giovane figlio di lui a dileguarsi in fretta, temendo attentati a tradimento. Durante i funerali del re, i guerrieri vengono a conoscenza del delitto e Taketoki viene assalito dai sensi di colpa. Istigato ancora dalla maliarda Asaji, costui si impegna ancora di più affinché il suo regno non tema oppositori, e la stessa moglie tenterà invano di dargli un successore che possa sconfessare parte della profezia, dirigendo i suoi piani di vendetta contro tutti coloro che lo ostacolano.

In particolare contro l'ex amico e confidente Yoshioki, che fa uccidere senza pietà.

Ma, in occasione di un banchetto, lo spettro dell'ex amico assassinato gli appare davanti. Nel contempo una parte del paese si ribella e un esercito ribelle, guidato dal fedele generale Noriyasu, assieme al figlio di Yoshioki, marcia contro il castello.

Alla fine, Taketoki Washizu si trova di fronte l'esercito nemico che avanza proteggendosi con i rami degli alberi, così facendo avverare anche l'ultimo dettaglio della fantasmagorica profezia. Nel finale risolutore, saranno i suoi stessi uomini a ribellarsi a lui, fino a circondario e a trafiggerlo a morte con un nugolo di frecce. Circa trent'anni prima di realizzare il suo magnifico adattamento dal Re Lear di Shakespeare (Ran del 1985), Akira Kurosawa traspone, nel 1957, la tragedia di Macbeth, concentrando l'azione e le scene in tre unità di luogo distinte: la Prima Fortezza, il Castello ove si brama ed attua il crimine, e la foresta.

Kurosawa sostituisce gran parte dei monologhi originali per poter adattare con più credibilità la vicenda al contesto storico nipponico di un feudalesimo contrastato da brame di potere senza limiti.

Inoltre Kurosawa elimina le tre streghe, per sostituirle con un vecchio "yurei", ovvero un fantasma etereo e beffardo, generato dall'anima di un deceduto che ostina a non rassegnarsi alla sua fine terrena Da costui il protagonista farà poi ritorno per avere conferme sulla durata del proprio trono, per esser nuovamente beffato con la profezia della foresta in movimento.

Nel ruolo del protagonista troviamo un ferino e istrionico Toshiro Mifune, che si conferma la star prediletta del grande regista nipponico. Il film vola alto con le sue splendide scenografie che alternano interni dai grandi spazi alla foresta insidiosa e labirintica ove si celano trappole micidiali.

Inevitabilmente meno fedele delle altre trasposizioni, già a partire dal titolo, Il trono di sangue conferma la grandezza e lo spessore di uno dei più grandi cineasti di sempre.

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