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Il cuore altrove

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Il cuore altrove

di LorCio
8 stelle

Sui titoli di testa scorrono le vecchie immagini di una città che vive, ormai, solo nella memoria di qualche persona: è una Bologna perduta, raffinata, pudica, presenza-assenza fondamentale nel cinema di Pupi Avati, evocata sovente sin dalle prime battute dei suoi lavori. Bologna è il teatro della delicata ed intensa storia d’amore ad una sola corsia tra il timido professor Nello Balocchi, inviato da Roma dal padre sarto pontificio per trovare moglie, e la bella e lasciva Angela, cieca rampolla d’una borghesia votata all’ozio. Un love affair strano, malato, retto sciaguratamente dall’illusione di essere amati, sentimento che cresce dentro lui, inesperto alla vita, con silenziosa energia; d’altro canto, per lei, scafata e lussuriosa, è un’avventura occasionale e dimenticabile per far ingelosire il suo ex moroso.

 

 

Tra i risultati migliori di Avati, Il cuore altrove è un film cattivissimo che ben si connette all’ingenuo candore del protagonista, tanto innamorato da sperare che la donna della sua vita rimanga cieca per non vedere quanto non sia bello: tipico personaggio inadeguato del regista bolognese, sempre fuori dal coro. Di struggente eleganza l’estremo incontro tra i due attraversato dalle immortali parole di Ovidio. L’inedito Neri Marcorè è una grande scelta di casting con un guizzo di follia covato per tutto il corso della storia per esplodere infine (in origine il ruolo era destinato a Corrado Guzzanti) ma spiccano anche un ottimo Giancarlo Giannini (in un ruolo pensato per Alberto Sordi: la moglie, non a caso, è interpretato dalla brava Anna Longhi), il gradito ritorno del fine Giulio Bosetti e gli interventi di Nino D’Angelo e Sandra Milo. Squisita la confezione, in primis fotografia di Pasquale Rachini e musiche di Riz Ortolani.

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