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Les amants

Regia di Louis Malle vedi scheda film

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La recensione su Les amants

di maurizio73
6 stelle

Giovane e insoddisfatta moglie del facoltoso direttore di un giornale di provincia e madre di una

bimba ancora piccola, la bella Jeanne (Jeanne Moreau) si trastulla nelle frequentazioni del bel

mondo parigino, dividendosi tra l'amica del cuore e un aitante giocatore di polo, di cui diviene ben

presto l'amante. Una fortuita coincidenza farà riunire presso la villa di campagna di lei tutti i

personaggi del suo mondo amoroso, compreso un giovane e affascinante archeologo che la soccorre

durante un guasto all'automobile e con cui finisce per fuggire, abbandonando le certezze e gli agi

della sua comoda vita borghese.
Dal racconto (con molti tratti autobiografici) del barone Denon e la sceneggiatura della scrittrice

e poetessa protofemminista Louise de Vilmorin, il giovane Luis Malle trae spunto per un ombroso

melodramma sociale che se da un lato sembra assecondare gli aspetti più classici del realismo

poetico (personaggi codificati, ambientazioni intense, eleganza formale della messa in scena e della

fotografia), dall'altro tradisce il suo peculiare carattere innovativo, tanto nelle trasgressioni

del messaggio culturale legato alla emancipazione della condizione femminile dalla prigione delle

convenzioni borghesi quanto in una struttura formale (voce narrante fuori campo che detta i tempi di

un diario intimo e segreto, freschezza nella costruzione 'casuale' dell'intreccio narrativo,

folgorante abbozzo nella psicologia dei personaggi) che lo avvicinano ai nuovi fermenti del cinema

francese. Meno rigoroso e implacabile del suo capolavoro d'esordio ('Ascensore per il patibolo')

dello stesso anno, questo secondo lungometraggio di Malle è una incursione personale e spiazzante

nella volubile psicologia di una donna insoddisfatta quale prototipo di una insofferenza sociale che

si risolve nel dramma di una stridente contraddizione tra gli agi e le convenienze di casta e

l'inarrestabile slancio verso una totale libertà sentimentale e fisica, 'leitmotiv' di una Nouvelle

Vogue entro cui l'autore rifiuterà sempre di essere iscritto. Pur con qualche sbavatura del

registro, incerto tra i turgori del melodramma e le interdizioni del diario intimo, e pur cedendo ad

un finale precipitoso e dimostrativo, Malle dimostra coraggio da vendere nel presentarci una

irresoluta figura femminile, figlia di un irreversibile mutamento dei tempi, colta nei suoi fervori

sessuali nel romantico plenilunio di una 'notte americana' prima e madre fedifraga poi

nell'abbandonare senza remore le certezze e gli affetti del tetto coniugale. Quasi anticipando la

passionale e romantica indolenza di una immatura e inconsapevole Catherine del 'jules e Jim' di

qualche anno dopo, la Moreau presta la sua straordinaria grazia e le sue intemperanze ferine ad un

personaggio di memorabile sensualità ('...la femme fatale qui fut fatale', avrebbe cantato con

incantevole rapimento nel 'Turbillon de la vie' di Cyrus Bassiak). Leone d'argento - Gran premio

della giuria al Festival di Venezia 1958.

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