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The Theory of Everything

Regia di Timm Kröger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Theory of Everything

di obyone
4 stelle

 

Hanns Zischler

The Theory of Everything (2023): Hanns Zischler

 

Venezia 80. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. 

È lodevole il tentativo del regista Timm Kröger di contaminare il cinema d’autore con l’essenza mainstream del cinema contemporaneo. “Die Theorie von Allem” si appropria del multiverso cinematografico/fumettistico pop e lo piega alle proprie misteriose esigenze narrative, in bilico tra racconto fantascientifico ed influenze fisico-quantistiche, per renderlo familiare ad un pubblico più intransigente o, viceversa, per avvicinare al suo pensiero cinematografico un pubblico più generalista.

 

Jan Bülow

The Theory of Everything (2023): Jan Bülow

 

Il giovane dottorando Johannes Leinert inganna il tempo in un resort svizzero sciando e ascoltando musica in attesa di congedarsi da un convegno internazionale privato, sin dall’inizio, del suo ospite principale, uno scienziato iraniano arrivato, forse, a dimostrare la “teoria del tutto”. Durante l’oramai inutile permanenza nella località sciistica succedono cose alquanto strane che indirizzano il giovane e dotato studente nel ventre della montagna. In essa si cela, forse, un segreto inesplicabile. Anni più tardi Leinert, sconvolto dall’esperienza svizzera scrive un libro che nessuno prende sul serio. La comunità scientifica è cieca di fronte al genio del suo membro oppure il libro è lo scherzo di una personalità disturbata?

 

Jan Bülow, Hanns Zischler

The Theory of Everything (2023): Jan Bülow, Hanns Zischler

 

“Die Theorie von Allem” è senza dubbio un film affascinante quanto bipolare, un po’ come il suo protagonista, tanto brillante nei panni dello studente, tanto chiuso e ossessionato dagli spettri del passato, dodici anni più tardi, quando la vita professionale è allo sfascio.

Il film offre le cose migliori nella prima parte del racconto lasciando tutte le perplessità alla seconda parte. Il bianco e nero elegante e misterioso di Roland Stuprich valorizza un apparato scenografico di tutto rispetto che collega Kröger al maestro Alfred Hitchcock. L’hotel svizzero ed il viaggio in treno sembrano connettersi, attraverso un portale che scorre nel sottosuolo, ai medesimi elementi che componevano le ambientazioni montane de “La signora scompare” il cui contenuto spionistico e avventuroso è omaggiato dall’accavallarsi di misteriosi omicidi ed inspiegabili sparizioni.

Le scene girate sulla pista innevata appartengono, invece, al multiverso hitchcockiano di “Io ti salverò” che Alfy aveva scelto come luogo del delitto e punto di svolta della rincorsa verso la salvezza. Il giovane Leinert scivola lungo i pendii accecati dal sole e, trovando un cadavere, dà la sensazione di correre verso un destino incerto e pericoloso simile a quello di John Ballantyne/Gregory Peck.

Per buona parte del film, dunque, la narrazione vive degli affascinanti riferimenti al cinema del maestro britannico. Lo strano convegno è il MacGuffin con cui Kröger completa l’associazione.

Il problema in “Die Theorie von Allem” è l’amnesia che colpisce il regista quando lo scenario narrativo è definitivamente tratteggiato. Kröger si scorda delle lezioni impartite dal maestro della suspense. L'eccitazione diventa noia e la narrazione si ingarbuglia in un caos di fatti e personaggi inspiegabili che creano tanta (troppa) confusione. La mancanza di chiarezza sgonfia la tensione e la fatica che serve a discernere i personaggi del film dai loro “doppi” non premia l’ipotesi sottesa di provenienze "aliene" chiamate a boicottare la ricerca scientifica e le imprevedibili conseguenze sull’umanità già sperimentate, probabilmente, in mondi paralleli.

 

Jan Bülow, Olivia Ross

The Theory of Everything (2023): Jan Bülow, Olivia Ross

 

La terza parte del film lascia, infine, la sensazione di un lungo ed evitabile “spiegone” che, nel raccontare il presente di Leinert, distribuisce ancora più fumo negli occhi smarriti di chi guarda. L’ultima parte è affatto necessaria e se il regista tedesco l’ha trovata essenziale per la comprensione del disagio psicologico di Johannes io l’ho trovata inutilmente ambigua e prolissa mancando in pieno l’obiettivo per cui sarebbe stata utile ovvero favorire un chiarimento su quanto visto nella pancia della montagna.

“Die Theorie von Allem è un titolo su cui si vociferava parecchio prima dell’inizio della mostra del cinema. Parecchi insider credevano che il film diretto dal tedesco Timm Kröger fosse in grado di far saltare il banco. Così non è stato. Timm Kröger non ha del tutto intuito la “teoria del tutto (cinematografico)” e si è perso in qualche tunnel quantistico che l'ha allontanato dall'obiettivo di un'esposizione tanto seducente quanto lucida. Un vero peccato.

 

Jan Bülow, Hanns Zischler

The Theory of Everything (2023): Jan Bülow, Hanns Zischler

 

 

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