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Solo una notte

Regia di Claude Autant-Lara vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Solo una notte

di luisasalvi
8 stelle

Sylvie è la figlia sedicenne di un barone rovinato. Nel castello c’è il ritratto di Alain, il grande amore della nonna, ucciso in duello dal marito di lei; Sylvie lo vede come immagine del vero amore, è convinta che nel castello se ne aggiri lo spirito e ne è innamorata... Il padre, per pagare la festa di compleanno della figlia, si decide a vendere il quadro (unico pezzo di valore rimasto) a un vicino, il cui figlio Frédéric è innamorato di Sylvie; Sylvie è disperata perché pensa che Alain se ne sia andato con il ritratto, ma mentre questo viene imballato e portato via ne esce il fantasma di Alain (Tati: fin d’ora sempre in silenzio!), che vediamo solo noi spettatori, non parla, passa attraverso i muri... ma può afferrare le cose, e lascia in dono a Sylvie il suo anello: lui non si vede ma l’anello sì. Intanto il barone ha pagato un attore che si presenti a mezzanotte vestito da fantasma per convincere la figlia che Alain è ancora nel castello; ma si è nascosto nel castello Ramure (Périer), un ladro di gioielli ricercato dalla polizia, che ruba l’anello di Alain; Frédéric lo scopre e cerca di prendergli l’anello; vengono sorpresi dal barone che crede che sia l’attore venuto con un compagno; i due stanno al gioco e si vestono da fantasmi; intanto arriva il vero attore, a sua volta vestito da fantasma. Sylvie dichiara al primo “fantasma” che le appare (Ramure) il proprio amore, ma poco dopo incontra Ramure in... borghese, che la fa ballare e poi scompare: entrambi sono subito innamorati; Sylvie quando incontra di nuovo il fantasma (questa volta è Frédéric) le confessa di non essere più innamorata di lui ma di uno sconosciuto che l’ha fatta ballare senza dirle il suo nome. Parlando con Ramure Frédéric capisce che Sylvie ama proprio lui e vuole aiutarlo, ma Ramure sa di non poterla rendere felice, fugge in Messico e lascia il campo a Frédéric; anche Alain se ne va, lui in cielo a fare la stella, e tutti vissero o morirono o scomparvero relativamente felici e contenti.
Non ho letto nessuna sintesi della vicenda priva di strafalcioni, ma quella di Mereghetti batte ogni record e merita di essere citata: “una ereditiera romantica si innamora di un fantasma che però svanisce all’alba. Presto il castello si riempie di pretendenti in carne e ossa che si spacciano per spiriti”. Perfino il definire Sylvie “romantica”, che sembrerebbe l’unica cosa corretta, e condivisa da molti, in realtà non è esatta: Sylvie è semplicemente una sedicenne, innamorata dell’amore come ogni sedicenne, o piuttosto come ogni sedicenne ormai pronta a trasferire il suo amore verso persone concrete; anzi, talmente di buon senso da accontentarsi del cambio di persona e accettare l’amore di Frédéric al posto della scomparso Ramure...
Un film veramente grazioso, forse il migliore di Autant-Lara, attento al carattere dei diversi personaggi, tutti ben recitati, garbato e misuratamente ironico nel ricorso al fantastico, come nel descrivere e deridere tutti i partecipanti alla festa che rifiutano di credere ai fantasmi ma ne sono atterriti appena ne appare uno: un po’ come si suppone essere il pubblico del film...

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