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C'era una volta un merlo canterino

Regia di Otar Iosseliani vedi scheda film

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La recensione su C'era una volta un merlo canterino

di luisasalvi
4 stelle

Può far pensare, almeno superficialmente, a Oblomov di Gonçarov. Un giovane privo di interessi svolazza fra curiosità momentanee e superficiali, fino ad essere investito, e un po’ dispiace che non sia stato investito prima… Noioso e pretenzioso. Forse il regista deve il suo successo al fatto di non esser piaciuto al regime sovietico. Ma non ha subito persecuzioni… forse proprio perché non ne meritava: certe volte anche le dittature sono lungimiranti… Secondo Morandini il protagonista è “parzialmente autobiografico”; mi sembra verosimile, e aiuta a capire il perché del film, ma non ad apprezzarlo di più. Sono sempre stato convinto che anche Oblomov fosse autobiografico, e forse molti personaggi autobiografici di film o romanzi hanno un carattere simile… ma questi sono insopportabili. Non so se è il carattere abulico, o piuttosto velleitario e contemplativo, a rendere l’autore pessimista sul mondo intero o se il suo pessimismo radicale (solo in parte giustificato dalla situazione della Georgia sotto l’URSS) lo ha reso abulico per sfiducia in ogni intervento, ma credo che valga la prima ipotesi, e che anzi forse proprio nel descrivere e materializzare questo suo aspetto di sognatore critico e disilluso ha trovato una forma, se non di intervento efficace sul mondo, almeno di realizzazione di sé e di un certo successo… il protagonista, come il regista, svolazza e si perde dietro ad ogni richiamo, affascinato da tutti, senza dare unità e senso al tutto. Si incanta e incanta davanti a scene idilliache, di natura o di incontri umani teneri, ma interrompe subito l’incanto nella risata o nella tragedia che segue, ad impedire a sé e al pubblico ogni tenerezza, ogni illusione sul mondo degli uomini, fatto di violenza e di sopraffazioni continue, a loro volta destinate a venir sopraffatte da altra violenza. Forse questo film anticipa il carattere del regista nei film successivi: un vagare continuo da un argomento o una situazione o un personaggio o una storia all’altra, senza una linea precisa, per richiami casuali (o proposti come tali); tipico esempio Briganti, ma credo che valga per tutti.

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