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L'ultimo Capodanno

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultimo Capodanno

di axe
7 stelle

Roma, metà degli anni '90. Gli abitanti di due condomini si preparano a festeggiare il capodanno; ad un primo sguardo, tutto sembra di "routine". I preparativi fervono, la cucine sono in piena attività, le persone vanno e vengono. Le porte chiuse degli appartamenti e delle stanze, in realtà, impediscono di comprendere a chi ne è fuori che le cose, tranquille ... non lo sono per niente; si prepara, per quel quartiere della capitale, una festa ... esplosiva ! "L'Ultimo Capodanno", diretto e prodotto dal regista Marco Risi, è un film corale; nonostante l'interessante cast, popolato di nomi che negli anni successivi acquisiranno notevole notorietà, non ebbe successo al momento della sua uscita, ma ritengo che meriti considerazione. Toni e soggetti sono inizialmente quelli tipici di una commedia. L'autore racconta il capodanno dei suoi personaggi, intrecciando un gran numero di storie. Man mano che ci si avvicina alla fatidica mezzanotte, tuttavia, le vicende acquiscono connotati grotteschi e diventano sempre più inverosimili, fino ad una conclusione decisamente sopra le righe, che inevitabilmente le lega tutte insieme. Intenzione del regista è sollevare il velo su quanto si cela oltre le apparenze - nel caso specifico, di lieta attesa per una festa - ed alberga nel cuore e negli animi di individui, all'apparenza, normali. Psicosi, voglie represse, avidità, edonismo, manìe, tendenze distruttive ed autodistruttive ...  Tra i personaggi abbiamo Giulia (Monica Bellucci), giovane donna insoddisfatta e tradita, la quale prende una dura rivincita sul compagno (Marco Giallini) e la sua amante radical-chic (Francesca D'Aloja), incurante delle conseguenze; l'avvocato Rinaldi (Alessandro Haber), che approfitta dell'assenza della famiglia, in vacanza lontano, per dedicarsi a travestimenti e giochini sadomaso, ma è interrotto dall'ingresso in casa di tre topi d'appartamento (Natale Tulli, Ricky Memphis, Giorgio Tirabassi), i quali rivendicano la superiorità morale; due fumatori d'erba (Max Mazzotta, Claudio Santamaria), i quali si stordiscono al punto tale da perdere ogni voglia di uscire di casa, ed anzi, si rifugiano in un improbabile "locale caldaia" del condominio preda di allucinazioni ... molto realistiche; una donna sola, che sceglie di suicidarsi a causa del dolore provocato dall'assenza decennale del marito, prigioniero dei Khmer Rossi in Cambogia, ma che, ingerite pillole ed alcolici, riceve una lettera che le preannuncia il ritorno dell'uomo; un gigolò (Beppe Fiorello) che giunge in un appartamento per soddisfare un'anziana nobildonna (Maria Monti), ed è raggiunto da un folto gruppo di festaioli partenopei, i quali ingaggiano una contesa con i membri di una famigliola "mulino bianco", in realtà estremamente violenti e decisi a tutto. La sarabanda conclusiva, accompagnata dal frastuono e dalla falsa allegria delle TV, si conclude con un'esplosione catartica, che lascia un solo superstite. Egli, unico per l'intero racconto ad essere indifferente alla festività e tutto il resto, riprende la propria vita, come se nulla fosse accaduto. La messa in scena è vivace; Le storie s'intrecciano lasciando allo spettatore modo di comprenderle agevolmente. Può sopraggiungere un po' di confusione; dopo un inizio in sordina, il quale mostra fatti tutto sommato consueti, emerge lo spirito grottesco del racconto ed è necessario comprenderlo, per abbracciare la dialettica del regista, che realizza un'opera veramente coraggiosa. Inizialmente, può spiazzare. Ma dietro l'apparenza del nichilismo, si cela una critica contro lo spirito dei tempi, delle apparenze, della "normalità a tutti costi" - che in un certo qual modo interessa tutti noi, chi più, chi meno - che non può impedire alle pulsioni, spesso irrazionli, di liberare la loro potenza con conseguenze più o meno catastrofiche. Da vedere ... e rivalutare !

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