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La dolce vita

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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Thrombeldimbar

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La recensione su La dolce vita

di Thrombeldimbar
6 stelle

Pragmatica: parte della semiotica che studia le relazioni tra i segni e il contesto sociale e comunicativo del loro uso. Pragmatico: caratterizzato, ispirato o promosso dal prevalere di atteggiamenti o interessi pratici su quelli teoretici. Lo specifico significato delle seguenti parole riportate dal dizionario si avvicina molto al mio personale metodo critico di vedere il cinema, che definisce i buoni film del cineasta riminese da quelli che non lo sono. Lo spaccato enorme che c'è nell'opera completa altalenante di Federico Fellini, che distingue, separa, in modo netto i grandi lavori da altri mediocri è senza dubbio profondo. Prendo quindi come riferimento il paragone di due suoi grandi classici.

Egocentrico manierismo, flemmica lentezza, ripetitività, possono essere aggettivi che descrivono "La Dolce Vita".. Non metto in dubbio che il film abbia anche i suoi punti forza, ma questa purtroppo non è la recensione che evidenzia i lati positivi perchè i difetti sono i più, e voglio concentrarmi su di loro. Per dare un'idea di quello che voglio concettualmente analizzare vado a raccontare i primi minuti di questo film molto apprezzato da critica e pubblico.

Roma, il giornalista M. Rubini (M. Mastroianni), infiltratosi in uno stravagante locale notturno per una certa clientela influente e famosa, cerca lo Scoop accompagnato da gli immancabili fastidiosi "paparazzi" onnipresenti nel film per tutta la sua durata.. Il dovere di giornalista scocciatore viene meno quando entra in scena una bella signora snob di buona famiglia visivilmente annoiata, Maddalena (Anouk Aimée). Lui, marpioncello com'è, si offre volontario per accompagnarla in un altro posto. Maddalena fa accomodare nella sua grande macchina americana l'affascinante giornalista, la donna oltre a nascondere un occhio nero sotto gli occhiali alla moda sembra stanca della vita di routine di tutti i giorni, ma forse c'è di più, dei problemi sentimentali. La donna vuole vendetta... I due si fermano in una grande piazza della città eterna, scambiando qualche chiacchiera dal tipico retrogusto radical chic malinconico, e così decisi ad accompagnare a casa una prostituta burina incontrata poc'anzi, si dirigono in periferia. La prostituta acconsente dopo aver salutato una sua amica ed il presunto "magnaccia", che in sella ad una motocicletta le consiglia di farsi pagare bene. La donna dai facili costumi veste in modo elegante, (abbigliamento piuttosto sbagliato considerando il ceto sociale). Conversando con Marcello e Maddalena del più e del meno si lascia convincere dai due a non esercitare la propria professione, magari gli sarebbe piaciuto proporre una cosa a tre..Una volta giunti all'abitazione Maddalena chiede alla prostituta un caffè, e lei gentilmente li fa accomodare nella sua stamberga dal pavimento allagato, causa la perdita di un tubo, e si reca in cucina a prepararlo.

 

 

Anouk Aimée, Marcello Mastroianni

La dolce vita (1960): Anouk Aimée, Marcello Mastroianni

I due piccioncini si accomodano in camera da letto per soddisfare i propri bollenti spiriti, mentre la burina se ne sta buona buona nell'altra stanza in attesa avendo capito le loro intenzioni, gustandosi il caffè... - Eh già!.., Mah!.., e quale sarebbe la concettuale filosofia annessa? Che messaggio ci vogliono trasmettere queste particolari vicissitudini? - Il bello sta nel fatto che siamo solo all'inizio e di assurdità concepite con il solo scopo di proiettare il film in una dimensione onirica, ma molto spesso astratta e priva di un senso logico è fortemente voluta e forzata. Analizzo e critico il tutto: perchè mai una povera ma avida, per ragioni plausibili, prostituta di basso ceto sociale, come dovrebbe essere stata rappresentata in una giusta prospettiva, avrebbe accettato tutto questo? Cioè aver permesso, immagino, ai due sconosciuti ben vestiti di soddisfare i propri appetiti sessuali all'interno della sua camera da letto? La burina contrariamente da ogni ragione logica è pure divertita dalle buffe circostanze... Boh! E per quale motivo la mattina seguente il magnaccia non si in****a di brutto con la prostituta per non aver compicciato niente? Sono situazioni assurde purtroppo che, non solo non divertono, non fanno riflettere, non commuovono etc. Ma soprattutto non trasmettono allo spettatore alcun messaggio saggistico finale per facilitare la comprensione di ogni sconnessa sottotrama irreale. A me tutto ciò, e sottolineo a Me, non trasmette la benché minima emozione. Zero assoluto. Molti fans felliniani si staranno chiedendo il motivo dell'esistenza di questo aberrante scritto, posso immaginare.. ma questa prospettiva di insieme non è assolutamente buona per costruire delle credibili sceneggiature plausibili. La struttura portante, in questo caso, assume il puro intrattenimento narcisistico, egoista e profondamente individuale. Il cinema, quello buono invece, sa essere un riflesso parellelo fantastico. In quanto capace di convergere, combaciare perfettamente con "l'essere" dell'esistenza reale ed universale per quanto assurda mai possa sembrare. Quindi non è affatto scontato se mi sono reso conto dell'abissale distacco qualitativo artistico che incombe fra questo filmuccio, e il capolavoro "Amarcord". Prendo come riferimento comparativo, ancora una volta, una scena delle mie preferite di questo bellissimo film. Circa al ventitreesimo minuto lo spettatore assiste alla visione di un pranzo di famiglia piccolo borghese degli anni Trenta, sono otto minuti di apoteosi... Ciò che ci viene narrato dal film è uno spaccato di vita reale, ma allo stesso tempo onirico e certamente comico grottesco. L'intero siparietto si muove in un'universo parallelo di interpretazioni attoriali assurde ma dalla vivida realtà umana; è incredibile quello che è riuscito a creare il regista...Se avessi avuto la possibilità di viaggiare nel tempo, magari materealizando il mio corpo in quelle tante sale da pranzo piccolo borghesi dell'italietta di quegli anni, le probabilità di essermi ritrovato davanti alla stessa commedia sarebbero state altissime. Amarcord, come il vaso di Pandora, riversa nello spettatore tutta la volgarità di un popolo gretto e paesano che, può infastidire lo spettatore dall'etica puritana, ma l'essenza del film sa mostrare in modo del tutto originale una fiaba, riassunta in chiave moderna, vissuta nei nostri sogni più intimi e segreti, perchè non priva di molte verità. Cosa che invece non riesce a fare La Dolce Vita, e se qualcuno di voi, utenti illuminati, sapreste gentilmente spiegarmi il significato del finale del film ve ne sarei molto grato.

 

5-6/10

 

Anita Ekberg, Marcello Mastroianni

La dolce vita (1960): Anita Ekberg, Marcello Mastroianni

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