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Winchester '73

Regia di Anthony Mann vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Winchester '73

di luisasalvi
6 stelle

Il fatto che Lin e Dakota siano fratelli e che Dakota abbia ucciso il padre che ora Lin vuole vendicare non ha nulla a che fare con il racconto, risulta solo dalle parole, distribuite a spizzichi nel corso del film per renderlo più misterioso e perciò affascinante, ma nulla cambierebbe nelle espressioni e nelle azioni dei protagonisti se fossero due estranei o nemici da sempre; tant'è vero che i critici, anche se parlano di "storia fortemente edipizzzata" (che è una sciocchezza comunque), la presentano come caccia da parte di Lin per recuperare il Winchester che Dakota gli ha rubato, mentre esplicitamente il film inizia nel mezzo della caccia: Lin partecipa alla gara per il Winchester solo perché è certo di trovarvi Dakota: non gli preme vincere il fucile, bensì uccidere il fratello.

Su Anthony Mann

Regista di noir di serie B, nel '50 azzecca il sodalizio con Stewart e il genere western e suscita l'entusiasmo della critica europea che prende qualche abbaglio. La bellezza dei paesaggi non è merito suo, e forse neppure del suo fotografo: quelli montani e nevosi di Terra lontana per esempio mi sembrano inferiori a quelli di qualunque nostro documentario alpino. La celebrata attenzione alla psicologia dei personaggi si riduce a racconti di fatti e situazioni anomali, secondo la moda del tempo, estranee al racconto e non vissute intimamente né analizzate: si veda il tema della caccia al fratello patricida da parte del protagonista di Winchester '73; tuttavia forse il vero scopo del film, rilevato dal titolo, è proprio quello di raccontare la storia del mitico fucile "uno su mille" e descrivere il passaggio di esso, e in generale delle armi, tra indiani e mercanti d'armi e banditi di ogni genere, cioè di contribuire a un quadro generale della storia del West, parallela a quella di Ford; con l'intenzione, forse, di renderla più avvincente attraverso la costante tematica "morale" di un personaggio "tormentato" e di situazioni psicologicamente contorte e perciò (nelle intenzioni del regista e nelle impressioni della critica europea) più intriganti. Infatti i cinque film con Stewart abbracciano tutte le situazioni tipiche del West e quelle collaterali, dai minatori in Alaska e Canada alla navigazione sul fiume, al Sud, ma ripetono personaggi dal passato misterioso, con la "morale" molto americana e perbenista che si deve perdonare il passato a chi vuole rifarsi una vita, magari dopo aver raggranellato con la violenza il denaro utile per rifarsela bene, come tutti gli ex-gangsters. Per tradizione romantica, non solo western, la stessa possibilità di riscatto vale per la donna, per cui spesso l'eroina è una prostituta che si sacrifica e muore oppure si redime; ma ad ogni buon conto della donna si deve sapere cos'era prima: degli uomini importa sapere se sono o sono stati sposati, ma non se hanno avuto esperienze sessuali, della donna sì. Si aggiunge un sodalizio maschile in cui uno (talvolta il tipico vecchio del west) fa da padre e da moglie, cucina e brontola e sogna la fattoria, rimprovera il protagonista ma lo difende di fronte agli altri (in Winchester '73 e Terra lontana, ma quasi suggerito anche nel vecchio minatore di Sperone nudo), in un rapporto più vicino a quello di un padre adottivo (centrale in L'uomo di Laramie) che a quello omosessuale, estraneo alle tematiche e alle esigenze commerciali del western, ma forse suggerito. L'amore di una donna riscatta dall'egoismo e talvolta anche dalla sete di vendetta.
La morale è facile e perbenistica; anche questa, come la resa drammatica (ad essa legata), è molto migliore nell'ultimo film, meno noto e più "crepuscolare", in cui il fascino del passato, il tema del padre adottivo e dell'odio e amore che li lega, lo scontro con il cugino fratello adottivo, tutto viene ripreso in modo più diretto e più approfondito, e in parte ribaltato: questa volta risulta "cattivo" (ma con comprensione) il figlio affezionato che vuole difendere il padre, pronto a uccidere il fratello cugino rientrato nella legge, pur di evitare al padre il dolore di scoprire che il "buono" lo tradisce. Un bel capovolgimento, che mette a tema, questa volta davvero, l'ambiguità o la difficoltà delle scelte morali e quindi l'impossibilità di giudicare gli altri; resta anche qui un certo perbenismo di fondo, ma molto più sfumato e psicologicamente approfondito, rispetto alle superficiali proposte di stati psicologici anomali ma non analizzati e non partecipati dei film precedenti.
Anche l'ideale sognato si è ridimensionato (e realizzato) nell'ultimo film: prima era già un ideale "contadino", ma di ricco possidente, di campi e pascoli, da far lavorare a dipendenti in una vita da profondo sud, anche se non viene detto: tale era la vita di Howard in Lo sperone nudo, dove dà la caccia a un ricercato solo per ricomperarsi una ricca proprietà, o quello sognato in Terra lontana e insufficiente a dare la felicità all'antagonista de L'uomo di Laramie.

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