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Strategia per una missione di morte

Regia di Luigi Batzella vedi scheda film

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La recensione su Strategia per una missione di morte

di moonlightrosso
4 stelle

Spionistico a basso anzi a bassissimo costo

Incaricato dalla famigerata "Eurocinè" francese, il sardo Luigi Batzella, celatosi sotto l'usbergo del "nom de plùme" di Ivan Kathansky, che tanta fortuna gli aveva portato nel suo capolavoro scult "La bestia in calore", verga di suo pugno nonchè dirige uno scombicchierato copione spionistico a basso costo, ispirato all'allor coeve crisi petrolifera e ascesa dei regimi totalitari e integralisti in medio-oriente.

La vicenda si diparte da un mancato accordo commerciale fra la Francia e un fantomatico paese arabo circa la fornitura di risorse petrolifere. Per evitare non meglio precisate ripercussioni sulla scena internazionale, i servizi segreti francesi decidono di inviare l'agente speciale Richard Benson (un monoespressivo Richard Harrison) nel deserto arabo per una pericolosissima missione, la cui natura non viene peraltro mai del tutto chiarita dalla sgangherata sceneggiatura. Recatosi sul posto, viene raggiunto da altri quattro agenti: la sua partner di missioni e di letto Lorna (una procace Florence Cayrol); l'amico Paul impersonato dall'immancabile re della serie Z Gordon Mitchell, oltre ad altri due improbabili personaggi: uno con seri problemi di calvizie e l'altro un biondino piuttosto effemminato che risponde al nome dell'agente Hansen.

Senza nulla anticipare sulle confuse peripezie dei nostri magnifici cinque, il regista di San Sperate, nel tentativo di adeguare ai tempi un genere assai più in voga nel decennio precedente, decide di privilegiare, a scapito della linearità del racconto (a tratti quasi incomprensibile), quegli aspetti pruriginosi ed exploitanti che costituiscono il vero piatto forte di una pellicola altrimenti poveristica e poco interessante. Gli estimatori del trash non potranno infatti rimanere indifferenti davanti al linguaggio "da caserma" dei nostri superspecialisti; ai dialoghi surreali e sopra le righe degni del peggior Polselli (vedasi il delirante "stream of consciousness" dell'agente Lorna quando rimembra i trascorsi amorosi con il fisicato collega Benson), nonchè a situazioni a dir poco assurde (su tutto e su tutti il goffo tentativo da parte dei cinque, sempre con in testa l'ineffabile Benson, di sfuggire a feroci rapitori beduini facendosi passare per turisti!!). Ciò senza dimenticare l'inspiegabile accento anglofono del capo dei beduini stessi e i combattimenti quasi sempre a seno nudo dell'agente Lorna (non chiedeteci il perchè ma va bene così!), protagonista fra l'altro anche di gustosi siparietti erotici. A conclusione dell'excursus non poteva mancare la schioppettata al deretano subita dall'effemminato agente Hansen che diviene, per ciò solo, oggetto di scherno da parte degli altri membri del supergruppo, i quali daranno vita a motti e battute non certo improntati al "politically correct".

In un panorama attoriale a dir poco scialbo, emerge l'americano Richard Harrison, assiduo frequentatore del nostro cinema minore, rimasto famoso, più che altro, per aver perso più di una volta il treno per un'assai più proficua carriera. Storico rimase infatti il suo diniego a interpretar la "trilogia del dollaro" leoniana, prima che venisse scelto, in seconda battuta, un ancor sconosciuto Clint Eastwood. Candidato inoltre a ricoprire il ruolo di quel Commissario Betti dei tanti poliziotteschi di cassetta dei settanta, fece la fortuna, con il suo rifiuto, dell'altrettanto aitante collega Maurizio Merli. Dotato di un fisico possente e di una faccia della salute, l'americanone di Salt Lake, finita l'epoca dei "sandaloni", dei westerns spaghetti e degli 007 all'amatriciana, alternò solidi "B movies" del calibro di "Una donna per sette bastardi" e "La belva col mitra" con produzioni assai poco sontuose come "I cinque della squadra speciale" (1978) di Mario Bianchi, per poi sprofondare nei bergonzelliani "La mondana nuda" e "Corri come il vento Kiko". In fine di carriera dovette accontentarsi di deprimenti ninja movies di produzione filippina in cui gli capitò anche di rivestire, nell'insipienza generale, anche il ruolo di improvvisato regista.

Tra i beduini, merita una menzione, ancorchè relegato a ruolo di comparsa, l'attore pugliese di fotoromanzi Giovanni De Benedittis, in arte John Benedy, che vedremo da lì a poco tra i protagonisti del mitico "Patrick vive ancora" di Mario Landi.

Le numerose scene d'azione, pur essendo talora assai poco giustificate nell'economia del racconto, sono comunque ben coordinate dal maestro d'armi Franco Daddi, come non disprezzabili sono da ritenersi gli effetti speciali delle esplosioni.

Condisce il tutto la risibile musica elettronica di Marcello Giombini, firmatosi con l'abituale pseudonimo di Pluto Kennedy, passato agli annali come il responsabile delle terribili colonne sonore della coeva e famigerata pentalogia fantascientifica di Alfonso Brescia.

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