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Le monache di Sant'Arcangelo

Regia di Domenico Paolella vedi scheda film

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John_Nada1975

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le monache di Sant'Arcangelo

di John_Nada1975
6 stelle

Risibile il giudizio della rivista, e i giudizi completamente fuori registro di altri, per i motivi più sbagliati come per il fatto che non ci sia abbastanza sesso spinto che non c'è, poiché l'intento del film dell'ottimo Paolella era ben distante da titoli più esploitativi del filone. Rifacendosi casomai a modelli ben più alti del genere e del sotto-filone italiano, il primo che viene in mente è ovviamente un titolo che allora furoreggiava, "I Diavoli" di KenRussell. E a un discorso articolato e serio contro gli orrori della religione, ogni religione piegata al potere economico degli uomini e delle casate più importanti, nel 1577 "già in pieno Rinascimento", ma sotto la dominazione della clericale Spagna, che si appresta a sfruttare le miniere d'oro e di pietre preziose, delle nuove terre americane.

Identificata soprattutto nel personaggio dell'opportunistico e all'occorrenza spietato arcivescovo di Claudio Gora, abbigliato con i più assurdi paramenti(eccellenti i costumi) da stregone, di un personaggio della taverna di Mos Def in "Guerre Stellari"

Montaggio di Nino Baragli, fotografia di Giuseppe Ruzzolini che durante le riprese si divideva con "Giù la testa", eccellente partitura di Piero Piccioni con Severino Gazzelloni al flauto, scenografie di Claudio Cinini e Giovanni Fratalocchi, per un risultato formale di alto livello, e che non fa vedere assolutamente un basso budget. Ottime intepretazioni di tutti- funziona pure la Brochard- anche di Luc Merenda nei panni del combattuto e al contempo implacabile ma ancora integro vicario Alfonso Carafa, doppiato da Sergio Graziani, forse nella sua più convincente prova in assoluto, e di Anne Heywood/Madre Giulia. Una attrice che davvero era in grado di recitare intensamente soltanto con il suo imparagonabile sguardo, e arricchendosi sempre di sfaccettature ambigue, non facilmente interpretabili fino ad un certo punto della trama in cui anzi da personaggio apparentemente perverso, sicuramente diabolico, diventa la vittima sacrificale del processo inquisitorio che si celebra nel convento.

Con tanto di scena madre finale per avvelenamento resa dalla Heywood con una rappresentazione da teatro scespiriano. Mentre la apparentemente ingenua e sprovveduta, innamoratissima di Gianluigi Chirizzi/Fernando, novizia Giulia impersonata da una giovanissima Ornella Muti doppiata da Serena Verdirosi,che riesce a piegare al suo volere di sciogliersi dai voti, scaltra e fredda manipolatrice, una situazione per lei apparentemente senza uscita.

Uno dei migliori risultati in assoluto all'interno del filone "conventuale" allora di successo del cinema italiano. Girato benissimo da Paolella e con grande attenzione anche alle architetture stesse del convento e della villa del Principe Pier Paolo Capponi, come alle stanze "mappamondo" dell'arcivescovado, alla loro sovrastante consistenza di "personaggi" ispiratori della vicenda e non soltanto . Oltre che della loro curatissima illuminazione naturale restituita splendidamente dalla fotografia di Ruzzolini.

Ridicoli i tagli censori subiti all'epoca per appunto, ben poche nudità se non in parte oscurate di Suor Claudia nella sequenza delle torture, e ancora meno sequenze di sesso e perversione, pure nella oggi restituita versione integrale.

Ancora più ridicoli e all'apparenza sprovveduti certi giudizi inadeguati e imreparati oggi nel 2024-detto da uno che nemmeno è mai stato un esegeta interessato senza se e ma della rivalutazione di ogni film del cinema di genere italiano-, su di un grande professionista all'epoca con già oltre venti anni di carriera in ogni tipo di film, come Paolella (firmandosi Paolo Dominici, ma non certo per i motivi adombrati da qualcuno)che sembra ancora di leggere i "Vice'' parrucconi che nemmeno si firmavano, a vergare certe critiche da cariatidi d'accademia a un film come questo, sui quotidiani del 1973.

Sarebbe d'uopo sostituire come immagine di copertina il bel manifesto cinematografico o la locandina del 1973, che la copertina del dvd di quelli di Nocturno, fuorviante e che fa leva su qualcosa che nel film realmente non c'è o almeno massicciamente come veicolato, per vendere i dvd.

 

John Nada

 

 

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