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Fuori dal mondo

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fuori dal mondo

di Bojack
10 stelle

Fuori Dal Mondo è uno splendido puzzle di emozioni.

Delicato, profondo, prepotente nel trasmettere il messaggio della solitudine degli esseri umani.

Questo è il film che ha rivelato al mondo del cinema la capacità di Giuseppe Piccioni di parlare all’anima delle persone con i silenzi, con gli sguardi, con la forza delle sensazioni, senza però cedere ai facili sentimentalismi.

Fuori dal mondo racconta di una suora, una superba Margherita Buy, che trova un bambino in fasce abbandonato da poco in un parco. Lo porta subito in ospedale, ma questo evento crea in lei una tempesta di emozioni, un profondo desiderio di partecipare alla vita stessa e al futuro del bambino costringendola allo stesso tempo ad una profonda riflessione del suo rapporto con Dio. Comincia quindi un’affannosa ricerca delle origini del bimbo, che le consentirà di arrivare alla madre la quale spiegherà le drammatiche motivazioni che l’hanno condotta all’abbandono.

Protagonista maschile del film è uno straordinario Silvio Orlando, in uno dei suoi ruoli più sentiti e partecipati, che accompagna la suora nel percorso di ricerca della madre del bambino, e del proprio posto nel mondo. E’ proprio la dimensione umana che viene profondamente indagata in questo straordinario film, la fatica degli individui a trovare il proprio ruolo all’interno di un’umanità che non si ferma ad ascoltarli, che corre per progredire, per raggiungere obiettivi, lasciando per strada i più fragili, coloro che avrebbero solo bisogno di essere considerati.

La forza di quello che personalmente considero il capolavoro di Giuseppe Piccioni è lo svelamento delle profondità dell’anima dei personaggi, dai protagonisti che lentamente si mettono a nudo rivelando tutte le loro debolezze, alle figure di contorno, ognuna con la sua storia, le sue passioni, le sue speranze.
Di grande valore rimane l’indagine delle motivazioni e del percorso di vita delle ragazze che stanno per prendere i voti in convento e per lasciare, quindi, la loro vita di prima abbracciando il difficile mondo della fede.

Segnalo quella che a mio avviso è la scena madre del film, l’incontro tra la giovanissima madre che ha abbandonato il bambino e la suora che lo ha salvato, alcuni minuti decisamente toccanti che restituiscono il senso di tensione che abbiamo sentito lungo tutto il racconto e che libera finalmente le emozioni con le quali ognuno di noi deve confrontarsi dinanzi ad un opera di tale spessore.

Un valore essenziale nella costruzione del racconto è rappresentato dalla colonna sonora di Ludovico Einaudi, in grado di accompagnare lo spettatore lungo tutto il percorso di scoperta con una soundtrack di profonda malinconia che sottolinea alla perfezione il sentire di tutto il film.

Attori perfettamente calati nei loro ruoli, un racconto appassionante e la meraviglia della scoperta: cos’altro chiedere al cinema italiano?

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