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L'uomo lupo

Regia di George Waggner vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo lupo

di Eliaabbondanza
7 stelle

Pellicola godibile e appassionante, piena di virtù e significati: uno dei migliori film horror realizzati negli anni'40.

La licantropia è un argomento che da sempre interessa e affascina il cinema orrorifico americano ( una delle prime pellicole a trattare l'argomento risale addirittura al 1931, anno di uscita della trasposizione cinematografica di Dracula firmata da Tod Browning, una delle più fedeli  al romanzo di Bram Stoker, dove però la trasformazione del principe delle tenebre in lupo non viene mai mostrata esplicitamente ma solo fatta intendere, scelta stilistica imposta dalla Universal, restìa a esporre in un suo prodotto immagini considerate troppo scioccanti o ripugnanti per il pubblico, preferendo relegare il tema in secondo piano, ; ma vanno citati anche "L'isola delle anime perdute " con Bela Lugosi, del 1932, e "Il segreto del Tibet" , opera del 1935 contenente varie analogie con il coevo L'uomo invisibile di James Whale, famosa per aver ammansito,rendendola quasi innocua, la figura dell'uomo lupo, presentata allo spettatore in maniera involontariamente comica, tanto da essere ricordata ancora oggi come " il licantropo alla Elvis" per via della ridicola attaccatura dei capelli e delle folte basette : colpa ancora una volta dell'autocensura !) ed è facile intuirne il perché: cupo, misterioso, macabro, ma anche profondamente tragico e toccante nel mostrare una persona costretta a diventare un feroce assassino contro la sua volontà. Le sue origini sono antichissime, nate molto prima che la letteratura ( e il cinematografo) se ne appassionassero: sin dai tempi dell'antichità venivano attribuiti tratti umani agli animali, e create oscure leggende sull'esistenza di esseri mutanti e mostri metarmofici, mentre successivamente, in epoca vittoriana, curiosi esseri ricoperti da una folta peluria venivano esposti come fenomeni da baraccone, intimidendo( ma anche incuriosendo, affascinando, visto che da sempre l'uomo rimane ammaliato davanti a ciò che non conosce, e ritiene impossibile) i passanti. E chissà quanti altri esempi si potrebbero fare sull'argomento, non ultimo quello della fiaba di Cappuccetto Rosso, peraltro citata all'interno della pellicola...ma non voglio dilungarmi troppo. Nonostante(come appena dimostrato) i riferimenti storici non manchino, è stato questo film diretto da Robert Mulligan a far entrare definitivamente la figura del licantropo nell'immaginario collettivo mondiale. 

Dopo gli enormi successi di Frankenstein e della Mummia la Universal (avendo intuito quanto poteva risultare redditizio giocare sulle paure e sulle fobie delle persone) spasimava per aggiungere un altro elemento alla sua categoria di mostri. L'occasione gliela offrì il regista francese Robert Florey, autore della prima sceneggiatura ( e soggetto) del film,  che verrà però in seguito scartata in quanto ritenuta troppo provocatoria e sacrilega( la trasformazione da uomo a lupo doveva avvenire in un confessionale, cosa inaudita per quei tempi!) ,e data in mano allo sceneggiatore Curt Siodmark, che la riscrisse da cima a fondo, inserendovi( tra le righe) tematiche importanti( e scottanti), come gli accenni metaforici alla dittatura nazista( che lui stesso aveva passato e superato), i riferimenti enfatici sull'energia sessuale repressa, e il tema della doppia personalità ( il lato oscuro di ogni essere umano, il conflitto tra bene e male, come nel romanzo di Stevenson " il dottor Jeckyl e mr. Hyde") . Mescolando abilmente moderno e antico ( senza dare alla vicenda una precisa identità storica, creando un  luogo totalmente fuori dell'unità di tempo e di spazio, irreale e fiabesco) e seguendo( anche se, a detta sua, inconsapevolmente) lo schema di una tragedia greca ( dove la zingara assume il ruolo in esse attribuito agli dei, rivelatori del destino del protagonista), Siodmark  è riuscito a creare una macchina narrativa di indubbia efficacia. Dopo essersi preoccupato della buona riuscita dello script, lo studio ingaggio' per il trucco il genio del make up Jack Pierce ( responsabile di tutti i mostri classici della Universal, che qui compie uno dei suoi lavori più accurati e riusciti, mostrando tutte le sue straordinarie doti) e per la parte da protagonista( dopo il rifiuto di Boris Karloff,  dovuto a impegni precedentemente presi, e che avrà comunque modo, qualche anno più tardi, di lavorare con il regista Waggner e lo sceneggiatore Siodmark nell'inquietante, e purtroppo fallimentare, La voce magica ) il figlio d'arte Lon Chaney jr, reduce dal successo della pellicola Uomini e topi(tratta dalla narrativa di Steinbeck), che grazie alla corporatura massiccia e all'alta statura parve ideale per il ruolo. I due ( Chaney jr e Pierce) trovarono,però,  spesso da dire, vista la scomodità del trucco adoperato( che, nonostante tutto, per l'epoca era davvero sensazionale, innovativo, sorprendente!), consistente nell'applicazione sul viso di ispidi e irritanti  peli di yak , e al loro simultaneo pareggiamento ( attuato con la stessa tecnica usata per le barbe, come ricorda Rick Becker, altro celebre artista del make up, in una recente intervista) . Una volta pareggiati, i peli venivano strinati con un ferro caldo, allo scopo di ottenere l'effetto più realistico possibile. Inoltre al povero attore toccò indossare, durante le riprese, scomodi piedi di gomma e denti inferiori finti:un vero inferno, che durava dalle 9 alle 10 ore giornaliere( esiste una fotografia scattata durante la lavorazione, vista oggi molto divertente, a dimostrare quanto patito dell'interprete, raffigurante Pierce intento a mettere in atto la sua " creazione" e Lon Chaney jr,  seduto davanti a lui, con i peli di yak applicati sul viso e il pugno chiuso con fare minaccioso...)...ma ne valse comunque la pena! Dispiace annotare che in seguito Pierce fu cacciato via perché considerato non al passo coi tempi, dopo che, con le sue sublimi e rivoluzionarie invenzioni aveva fatto arricchire lo studio...

Il ricorso a così tanti talenti( oltre allo straordinario binomio trucco- sceneggiatura va tessuta un ulteriore lode  per la colonna sonora, da cui purtroppo è stato levato nel montaggio finale un affascinante canto funebre di otto minuti) contribuì al raggiungimento di un sorprendente ed epico risultato, ancora oggi di grande effetto: l'atmosfera è ottima e di grande suggestione, la descrizione del mondo degli zingari molto interessante,molte sequenze angosciose e ricche di tensione, il cast strepitoso ( soprattutto nei ruoli secondari, con un grande e spesso sottovalutato Claude Rains nel ruolo del padre, Maria Ouspenskaya in quelli della zingara, e Ralph Bellamy in quelli del giovane e affascinante investigatore; ma c'è anche una delle icone della Universal, Bela Lugosi, che, nonostante la breve durata della sua presenza sullo schermo, lascia il segno). Perfino la storia d'amore ( meno ingombrante del solito), amore impossibile, possiede una sua potenza, una carica drammatica particolarmente emotiva, così come il rapporto padre- figlio, trattato in maniera per nulla scontata o banale. Indimenticabile il finale, che rifiuta nella maniera più totale la futile scorciatoia del lieto fine, risultando secco e incisivo quanto basta. Tutto funziona a meraviglia. L'unico anello debole è,  a mio dire, proprio il protagonista( Lon Chaney jr) ,piuttosto inverosimile nel ruolo di lord ( secondo le intenzioni originali dello sceneggiatore Chaney doveva impersonare un rozzo meccanico, ruolo che, sicuramente, gli sarebbe calzato meglio), alquanto inespressivo e non particolarmente dotato a livello interpretativo,limiti  che infatti lo porteranno a rimanere legato a questo personaggio a vita, senza ulteriori sbocchi o possibilità in opere di altro genere( difatti l'uomo lupo rimane l'unico mostro classico della Universal ad essere interpretato in tutti i capitoli di una saga da un solo attore , come ricorda in un intervista il genio del demenziale John Landis, non contando poi le varie parodie di film horror con Gianni e Pinotto , come Il cervello di Frankenstein, a cui  Chaney prese parte con ironia, ma sempre in abiti " mostruosi"). Tolto questo ( e nonostante la pellicola risulti oggi un po' datata) L'uomo lupo rimane un film godibile e appassionante, pieno di virtù( sopra elencate) e significati: uno dei migliori horror realizzati negli anni'40.

Voto: 7,5.

 

 

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