Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
Ambientato in una Rimini nebbiosa e piovosa, pur contando su cast di prim'ordine e atmosfera evocativa, il film finisce purtroppo per sprofondare sotto il suo stesso peso, con una durata eccessiva rispetto all'esiguo materiale narrativo, dialoghi a tratti riusciti a tratti irritanti, ed un ritmo estenuante che finiscono per tediare e discostare.
Dopo averlo tanto sentito decantare, ho approfittato dell'occasione offerta in prima serata da Rai Storia per vedere finalmente questo melodramma cupo, assurto per molti allo status di cult del cinema italiano, ma devo ammettere di essere rimasto freddo ed un po' annoiato.
Ambientato in una Rimini brumosa e piovosa, lontana anni luce dallo stereotipo vacanziero, ma anche dall'immaginario felliniano, racconta la storia dell'inquieto supplente di liceo Daniele Dominici, perennemente avvolto in un capotto color cammello che sembra far parte del suo stesso corpo, il quale si invaghisce di una bella ma tormentata studentessa, a discapito della storia ormai finita con la compagna. Attorno a loro una combriccola di loschi personaggi di provincia, dediti a gioco d'azzardo e festini, lesti ad approfittarsi del prossimo, in primis della stessa giovane.
Quasi tutto magnifico cast: il protagonista Alain Delon, la compagna Lea Massari e, tra i debosciati vitelloni, un giovane Giancarlo Giannini e Renato Salvatori. Peccato che per la protagonista femminile ci si sia affidati ad una ballerina (Sonia Petrova) completamente inespressiva, mentre la grandissima Alida Valli, nel ruolo di sua madre, resta in scena solo per pochi minuti.
Punteggiata dagli assoli del trombettista Maynard Ferguson, la vicenda, immersa nelle atmosfere plumbee di una provincia disperata, è oppressa dalla prima all'ultima scena da un senso di decadimento e di morte: non a caso il titolo, che è anche quello di una raccolta di poesie scritte da Dominici, rimanda ad una citazione di Goethe, per cui “la prima notte di quiete” è quella successiva al decesso, non turbata dai sogni.
Pur contando su un cast di prim'ordine e su un'atmosfera evocativa, il film finisce purtroppo per sprofondare sotto il suo stesso peso, con una durata eccessiva rispetto all'esiguo materiale narrativo, dialoghi a tratti riusciti a tratti irritanti, ed un ritmo estenuante che finiscono per tediare e discostare lo spettatore.
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