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The Opposite of Sex - L'esatto contrario del sesso

Regia di Don Roos vedi scheda film

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La recensione su The Opposite of Sex - L'esatto contrario del sesso

di Decks
6 stelle

Rispetto alla media delle commedie USA di quel periodo è sicuramente un'opera interessante, non una pepita quanto una pagliuzza d'oro in mezzo alla fanghiglia. Salvo un incipit carinissimo e un cast eccezionale ha tutti i difetti dell'opera prima e ben poca voglia di spingersi verso confini culturali più elevati.

Quando Don Roos, fino ad allora sceneggiatore di film piuttosto sempliciotti, passò per la prima volta alla regia le aspettative non erano le migliori. Sue furono le idee da cui attinsero due film piuttosto deludenti: uno una commedia smielata ("A proposito di donne"), l'altro un deludente tentativo di fare un remake dei "Diabolici" di Cluzot ("Diabolique").

Eppure nonostante un curriculum pessimo, Roos riuscì a tirar fuori quella che ad oggi è comunque una commedia gradevolissima e che egli stesso dichiarò provocatoria.

 

Attingendo probabilmente ad elementi biografici, il direttore registico crea un incipit interessantissimo: Dee Dee, sedicenne dalla tormentata vita familiare fugge, in preda alla ribellione giovanile, a casa del fratellastro gay, ma, la ragazza, più assomigliante ad una dalia che ad una dolce pratolina di campo corteggia e tenta continuamente il fidanzato del fratellastro.

Già questo basterebbe ad avere una sceneggiatura solida su cui poggiare e soprattutto instaurare una brillante farsa sull'ipocrisia dell'America perbenista (soprattutto in una location del profondo Sud come la Louisiana), la quale ha ancora un pensiero retrogrado su relazioni e sessualità.

Ancor di più nel prologo assistiamo ad un'ottima scrittura nel darci la voce fuori campo di Dee Dee in cui sbeffeggia le convenzioni narrative, sottolinea i punti di svolta prendendosi gioco dello spettatore e pone un perfetto amalgamato di ironia e femminilità gustosamente acida.

 

 

Roos è stato particolarmente ispirato con i personaggi. Più la storia procede, più ci rendiamo conto che i tre componenti di questo lungometraggio, i quali sarcasticamente dovrebbero incarnare i modelli di una certa parte di gioventù bruciata o gioventù trasgressiva, altro non sono che dei ribelli senza causa: disorientati, cinici e lontanissimi da ispirazioni e modelli da seguire, ma che sotto, sotto celano un lato tenero, il quale non richiede altro che amore e comprensione, una parte, questa, che Dee Dee cerca di tenere simpaticamente nascosta a chiunque, incluso lo spettatore.

Proprio per questo una nota di merito è obbligata verso il cast femminile che ha risposto magnificamente al proprio ruolo: Lisa Kudrow ricalca l'ideale della sorella forte e coscienziosa, poco propensa a farsi ingannare dagli occhi dolci di una ragazzina la quale necessita più che di affetto di una morale; su tutti svetta Christina Ricci: ammaliante, sensuale e perfetta nella sua parte, non vi è rimorso nell'affermare che senza di lei probabilmente il film non sarebbe stato lo stesso e avrebbe perso gran parte del suo brio e della sua dirompenza attoriale.

Tutto sembra dunque procedere per il meglio fino a quando non rispunta il Don Roos che purtroppo conoscevamo.

 

Di certo, non ci si poteva aspettare una regia del tutto azzeccata da uno sceneggiatore che per la prima volta si ritrova a districarsi con la macchina da presa, difatti se Roos se la cava abbastanza bene con i tempi comici e il ritmo sequenziale (merito probabilmente della gavetta fatta con Herbert Ross) dall'altra parte quando vuol rendere una certa suspance e teatralità allo spettatore, soprattutto nella scena finale, perde totalmente il filo, non sapendo che pesci pigliare anche nella parte più "viaggiata" del film.

 

 

Il problema non è solo l'impalpabile regia, quanto anche il fatto che tutto l'anticonformismo e la scorrettezza non sono altro che una facciata, un'apparenza che si sgretola via via che passano i minuti lasciando spazio ad una certa innocenza di fondo: nei primi 40 minuti osa, poi si ritira via via nella sicurezza del genere con i soliti stereotipi, i soliti giochini metacinematografici e la solita prevedebilità delle commedie (inclusi alcuni stereotipi sull'omosessualità). 

 

A fronte di un'inesperienza tecnica viene giocata la carta dei dialoghi irriverenti, ma l'espediente regge fino ad un certo punto, cioè sino a quando Roos non ricade negli errori quali il finale da commediola americana e la ricerca dei trend degli anni '90, come un road movie gestito malissimo e una storia che non ha più niente da dire se non le solite battute e lezioncine morali dimenticate da chiunque dopo una settimana.

 

Rispetto alla media delle commedie USA di quel periodo è sicuramente un'opera interessante, non una pepita quanto una pagliuzza d'oro in mezzo alla fanghiglia. Salvo un incipit carinissimo e un cast eccezionale ha tutti i difetti dell'opera prima e ben poca voglia di spingersi verso confini culturali più elevati.

Tutto sommato faceva ben sperare (oramai invano) che il regista potesse in futuro essere artefice di commedie indie spigliate e punzecchiatrici, ma purtroppo così non è stato: Roos si è impelagato nelle solite romanticherie smielate ("Bounce") per poi andare verso i lacrima movie per eccellenza ("Io e Marley") un vero peccato.

 

Scene Cult:

 

• La battuta sui criptofroci

• Le numerose silhouette di Christina Ricci

 

Pregi:

 

• Il cast femminile

• L'incipit

• I dialoghi e la voce narrante sfrontata dei primi 40 minuti

 

Difetti:

 

• La regia

• Il finale

• Lo sgretolamento dell'anticonformismo dopo i primi 40 minuti

• La parte "road movie"

 

 

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