Regia di Riccardo Garrone vedi scheda film
Un boss mafioso viene ucciso in un attentato; i suoi picciotti trovano casualmente un attorucolo dilettante che gli somiglia in maniera impressionante e lo mettono al suo posto. Il nuovo arrivato chiaramente si immedesima subito nel personaggio.
Se il popolarissimo attore Riccardo Garrone ha diretto solamente due pellicole nel corso della sua pur lunga carriera, un motivo ci sarà: la tentazione di provare l’ebbrezza della regia lo ha colto nel 1974, in un’epoca nella quale realizzare un film era una questione piuttosto semplice e rapida, alla portata di tanti (se non di tutti), e lo ha abbandonato appena un anno più tardi, dopo aver firmato con Commessa la sua opera seconda. La mafia mi fa un baffo, il suo esordio, è una commediola piuttosto banale, basata sul classico sosia/scambio di persona e dall’ambientazione fumettistica in un sottobosco mafioso all’acqua di rose, oltremodo ridanciano e lontano anni luce da qualsiasi intento di critica o denuncia. Il lavoro è anche l’occasione della vita per Fortunato (altrimenti detto Renato) Cecilia, caratterista e spalla relegato per anni a ruoli marginali, qui protagonista e sceneggiatore insieme a Garrone; se pensate che Sergio Garrone, fratello meno noto di Riccardo, sia un regista di serie B, a ogni modo, lo rivaluterete alla visione di quest’opera, davvero ‘poveristica’, sgangherata e sconclusionata. Nel cast compaiono anche Yvonne Harlow, Enzo Pulcrano, Stefania Rotolo, Mauro Vestri e altri volti anonimi, con una comparsata del regista; risatine, ritmo non proprio eccellente, ma quantomeno una valida colonna sonora (e per forza: è di Manuel De Sica). 2/10.
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