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The Nest (Il nido)

Regia di Roberto De Feo vedi scheda film

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alan smithee

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Nest (Il nido)

di alan smithee
6 stelle

Perché Samuel, un ragazzino costretto sulla sedia a rotelle a seguito di un incidente d'auto, appare costretto a vivere in isolamento nell'eremo dorato di Villa dei Laghi? Attorno ad una serie di parenti ed aiutanti maturi, tutti dall'aspetto piuttosto inquietante, oltre che proprio inquieti nel modo di fare, quasi protesi a nascondere una verità troppo pericolosa che si cela oltre le inferriate che separano quella grande proprietà un tempo fastosa, e che tradisce ancora, tra le ombre delle sue nobili architetture, un lusso d'altri tempi.

La bella ma severa madre vedova Elena pare fermamente, quasi sadicamente risoluta nel voler far sì che l'universo sia costituito, per il figlio paralizzato e indifeso, unicamente dalla villa ed il grande parco che la circonda. L'arrivo, tra il personale domestico, della giovane quindicenne Denise, scuoterà non poco l'animo, fino a quel momento domo e consenziente, del ragazzo, proteso finalmente ad affrontare le misteriose incognite che la vita pare aver costruito attorno alla sua fragile ed inceppata esistenza.

Niente male, proprio niente male questo The Nest - Il Nido, opera d'esordio nel lungometraggio da parte di Roberto De Feo, e titolo ospitato al Festival di Locarno nella sezione "Crazy Midnight" dentro la scintillante cornice gremita di folla di Piazza Grande.

Certo si tratta di un gioco calibrato da equilibristi, volto ad assicurare che il meccanismo della suspence e del non detto funzioni fino all'ultimo, quando, scoperto l'arcano, tutto finisce poi per quadrare, ripercorrendo all'indietro nella memoria anche quei dialoghi a prima vista bizzarri od apparentemente sopra le righe.

Certo è pur vero che certe storie - delimitate da un determinato microcosmo vincolatissimo e senza uscita, che funziona come un acquario in grado di riprodurre, in quel frangente, schematicità caraibiche od esotiche in contesti tutt'altro che equatoriali o temperati - riservano suggestioni palpabili, se condotte con criterio sino alla fine (come in questo caso); ma riservano parimenti anche limiti e forzature evidenti, da cui tuttavia il film di De Feo riesce piuttosto bene a districarsi ad un passo dall'epilogo, grazie ad una vitale, salvifica intuizione che permette di farci vedere, finalmente, il mondo con lo sguardo appropriato di chi conosce la situazione e si appresta ad affrontarla.

De Feo gioca sin smaccatamente a riprodurre l'effetto sorpresa che rese un bel film come The Others, un'opera fondamentale per il genere. Questa volta il regista non inventa nulla di veramente nuovo, ma si dimostra molto abile nel saper gestire la trama, svelando poco per volta, facendosi forza su scenografie e ricostruzioni d'ambiente invero azzeccatissime e d'effetto.

Di grande effetto la fotografia che alterna colori caldi e pastosi, allo scuro delle incognite spettrali e grigie dei muraglioni che cingono il nobile abitato, nonché minuziosa la ricostruzione scenografica degli ambienti, tramite dettagli che ci portano fuori da una dimensione temporale decifrabile, sempre in attesa di ricevere quegli indizi utili a capire e a farci un'idea un pò più chiara degli intrighi che ossessionano una famiglia decisamente fuori dal comune.

Nel cast funzionale ed azzeccato, brilla la prova di Francesca Cavallin, madre severa fino alla crudeltà e all'ossessione, ma solo a seguito di motivazioni ben giustificate. Ben scelto anche il protagonista assoluto, ovvero Samuel, ben costruito e delineato dal giovane attore efebico e perennemente avvolto da un pallore lunare, Justin Korovkin.

Tutto avrà un perché, ed una plausibile spiegazione, in questo piccolo ma valido film dalle atmosfere scientemente costruite e decisamente inquietanti. La circostanza indurrà lo spettatore, ma solo a fine proiezione, a ripercorrere a ritroso fatti e circostanze fino a poco tempo prima ritenuti difficilmente plausibili o sin eccessivamente caricaturali, per giungere presto ad una quadra che ci parrà furba, forse, ma certo anche esemplare.  

 

 

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