La recensione su Gloria Mundi

di alan smithee

4 stelle

VENEZIA 76 - CONCORSO La famiglia dei legami di vita, più che di sangue, per Guédiguiam è sempre la stessa, ma sempre un po' diversa in ogni capitolo della sua ormai puntuale saga cinematografica proletaria marsigliese. Saga di una famiglia anche cinematografica che ha avuto momenti felicissimi con un'apice sopraggiunto con Le nevi del Kilimangiaro, andandosi un po' a svilirsi nella lucidità del discorso di fondo, già col pur apprezzabile ed accorato, ma assai avventato, La casa sul mare, dove già la retorica faceva un timido capolino con l'accumulo delle pur sacrosante e ragionevoli argomentazioni esposte.

Qui, in questo Gloria Mundi, la nascita di una bimba genera, nella giovane coppia di genitori e tra i nonni materni (che si rivelano ben tre) l'acuirsi delle difficoltà, economiche ed affettive, che piovono impietosamente su una allargata famiglia - quella di sempre con le piccole variabili del caso - con una cadenza episodica sempre sfavorevole dalle sembianze verghiane.

Anaïs Demoustier, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Lola Naymark, Grégoire Leprince-Ringuet, Robinson Stévenin

Sventure e circostanze ostili che, a forza di ripetersi come con una cadenza programmatica a dir poco imbarazzante, finiscono per compromettere le pur esistenti e presento buone cose che il film contiene in sé. Il trio formato dai tre moschettieri guédiguiamiani (Darroussin-Ascaride-Meylan) funziona alla grande, come sempre e l'emozione e la tenerezza di riscoprirli ognuno con i propri crucci e la bontà di fondo che li caratterizza, costituisce una vokta ancora una gioia per il cuore dello spettatore.

Ciò che invece si rivela un puerile fallimento totale è la caratterizzazione delle due coppie giovani: quella onesta e vessata, e quella perfida, viziosa ed arricchita, le cui peculiarità mettono davvero in soggezione. Peccato perché la denuncia di Guediguian lungo tutta la sua eccellente carriera è sacrosanta. Il che tuttavia non giustifica si possa assistere ad una simile fiera di banalità a raffica, compromesse da un finale a dir poco "fantascientifico".

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