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Loro 2

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Loro 2

di alan smithee
7 stelle

L’altruismo, caro Silvio, è il modo migliore per essere egoisti”, rivela il caro amico banchiere Ennio al suo imprenditore idolo che lo ha messo a capo della banca che gestisce l’impero finanziario di Lui. Un menestrello di corte che sa sorprendere il capo proponendogli di rimborsare tutti i clienti rimasti fregati dagli ultimi incauti investimenti, dalle rese tutt’altro che redditizie, suggellando così un rapporto di fiducia in grado di rendere i sottoscrittori ancora più succubi delle rispettive attuali situazioni si sudditanza. Ma Ennio suggerisce una chiave di svolta ancora più importante ad un Silvio incapace di stare a guardare che il nemico governi la nazione, esplicitandogli il modo ideale per tornare a governare un Paese in mano ai comunisti.

Ed è un astuto consiglio da banchiere, il suo, un consiglio da “commerciale”, ovvero da uomo solo che parla con tutti e non ascolta mai nessuno, ma sa dire sempre si ai suoi interlocutori, portando la contrattazione verso il proprio sicuro porto di arrivo. E la compravendita di sei esponenti della forza avversa avrà i suoi frutti per la seconda scalata al governo italico.

Toni Servillo a sorpresa si sdoppia, cedendo una costola del cavaliere per dare vita e forma al mellifluo compiacente e compiaciuto banchiere Ennio Doris: straordinario nel suo eccesso, strabordante in linea coi personaggi che affronta, caricature già al loro stato originale, figuriamoci a volerli riprodurre.

Dopo il primo approccio di presentazione avvenuto con Loro 1, escamotage distributivo-commerciale scaltro ma davvero poco elegante, soprattutto quando si vuole parlare di furbizia e del re degli squali del potere, è Loro 2, più che la posticcia prima parte introduttiva, il vero film sull’epopea berlusconiana, sull’approccio da rettile tentatore di un uomo che sa imporsi nei confronti di tutto ciò con cui viene a contatto, proclamandosi il migliore e quasi sempre convincendo la folla indistinta, compreso diffidenti e detrattori, di avere di fronte il migliore, il più abile, ma anche il più generoso e magnanimo.

Lui, per sua stessa definizione quando si impegna a trovare nuovi stimoli chiamando al telefono una casalinga qualsiasi per persuaderla a comprare un appartamento di un sua delle sue città residenziali da sogno di benessere, si proclama come “l’angelo della notte, venuto per liberarla”, e quando la ragazzina pseudo-Ruby forse nemmeno maggiorenne che sogna il cinema e la televisione, e per questo votata all’approccio-sacrificale con il Lui, gli confessa senza remore un imbarazzo senza fine che la coglie (“Non penso di farcela. Lei ha lo stesso alito, né buono né cattivo di mio nonno”); e Silvio, che per sua autorefenrenziale definizione “non si offende mai”, risponde serafico che “con la tristezza non si costruisce niente: nemmeno una scopata”.

E mentre Veronica ritrova il suo orgoglio partendo per una camminata culturale in qualche sperduto eremo mediorientale (“Ce l’hai con me?” chiede lui, e lei gli risponde rassegnata e con le valige in mano: “No, ce l’ho solo con me”), Silvio di nuovo al potere ha il via libera per dare sfogo, dalla villa sarda con vulcano artificiale, a tutti i propri incontenibili istinti, celebrandosi come un nuovo Re Mida.

In poco più di tre ore, Loro avrebbe figurato meglio tutto insieme, senza appuntamenti fissi atti a creare una pseudo dipendenza nel pubblico che sa di scaltra furbata commerciale, se non ricatto o qualcosa di simile per raggranellare il doppio della cifra. Un espediente che potrebbe generare una scellerata moda, quando già la dipendenza da serial miete già migliaia di vittime in tv.

Loro 2 si tinge di rosso sgargiante già a partire dal lapidario manifesto (il colore del trionfo, o della vergogna...), e  funziona ancora meglio della provvisoria ed inevitabilmente irrisolta prima parte, efficace solo per mera presentazione, e lo dimostra quel senso di nausea che coglie lo spettatore nel perdersi tra le feste e i party sfrenati a base di pizza e champagne, oltre che di frotte di donne mozzafiato entusiaste e frementi.

Tra queste, tutte esteticamente da manuale, spicca come dea incontrastata una Kasia Smutniak che, pur sempre bella, non era mai riuscita ad apparimi cosi “dea” inarrivabile come in questa parte da favorita del re di nome Kira, proprio ora che la concorrenza agguerrita con altre splendide ragazze ben più giovani, non fa che accentuarne la superiorità fisica. Accanto a lei sfila tutto il bestiario umano che, rifugiato spesso da nomi fittizi assai peculiari, assume sembianze e comportamenti in cui quasi chiaramente si delineano e denunciano i modi di fare di noti esponenti del mondo della politica e dei jet set milionari vicini al cavaliere.

E anche una disgrazia voluta dal caso riesce ad essere, per Lui, un veicolo per attirare su di sé i favori della massa, quando anche la statua di Gesù Cristo è costretta ad arrendersi alla distruzione, e a franare al suolo, arresa da tanta sfacciato e spudorato arrivismo.

Sorrentino, assieme a Umberto Contarello, danno il meglio delle rispettive possibilità grazie ad uno script che vive di satira sfacciata e situazioni grottesche che si susseguono senza fine, senza che la vergogna possa mai arrivare a frenare istinti di prevaricazione da parte di Lui, e di sopravvivenza tra i paggi pietosi che costruiscono ed alimentano la sua corte dei balocchi ai danni di un paese ridotto in macerie, non solo a causa del terremoto, ma illuso di vivere in un oasi di benessere tutto televisione e agonismo calcistico.

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