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Tutte le mie notti

Regia di Manfredi Lucibello vedi scheda film

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La recensione su Tutte le mie notti

di Furetto60
5 stelle

Thriller psicologico, non del tutto convincente.Buona la prova degli attori

In una notte d’autunno, nelle strade buie e deserte, di una cittadina di mare, Sara una giovanissima ragazza, l’ottima Benedetta Porcaroli, intabarrata, in un elegante vestito nero trafelata e sotto choc, è convinta che qualcuno la stia inseguendo. Durante la fuga, sul deserto lungomare di Forte dei Marmi , incontra apparentemente per caso Veronica, alias la Barbora Bobulová, un’avvocatessa che la soccorre e l’accompagna in una maestosa villa, con il pavimento tappezzato di marmo di Carrara, pregiati oggetti di design, arredato con eleganza e ricco di opere d’arte. Veronica le prepara un bagno caldo e le medica una piccola ferita. Comincia a farle domande, ovviamente su chi e perché la stia braccando: un fidanzato arrabbiato o magari un molestatore. All’interno di questa lussuosa mega villa, cominciano a dialogare e a poco a poco emergono misteri e segreti. L’arco temporale è concentrato in poche ore prima dell’alba. Il film si articola su uno schema narrativo semplice, costituito dalle due, vittima e salvatrice, cui si aggiunge prima solo in voce e poi alla fine fisicamente, un tale Federico che in sostanza è l’uomo dal quale Sara è scappato via, l’organizzatore del movimentato  festino a luci rosse, che sembrerebbe essersi concluso molto male. Tra Sara e Veronica, personaggi agli antipodi, prima c’è tanta diffidenza, che si scioglie a mano a mano, quando emergono i reciproci demoni di un passato traumatico.  La tragedia che si è appena consumata ma di cui i particolari agghiaccianti, si capiranno solo alla fine, mette in serrato confronto/scontro  i tre, tra confidenze poco credibili, passati altrettanto improbabili e dialoghi ancora più surreali e dai toni monocordi.La giovane confessa di essere “una di quelle”, che mette quotidianamente inserzioni sul giornale per adescare clienti e di aver coinvolto in quest’attività, anche una sua amica, la quale durante questo maledetto “rendez vous” erotico estremo ”, con degli sciagurati clienti, avrebbe perso  i sensi, tuttavia essendo lei corsa via spaventata, non sa ancora gli esiti di quella situazione. Nel frattempo Veronica di nascosto a Sara, parla al telefono, con Federico, che mentendo le racconta, che costei è ancora viva, anche se ridotta male per la tanta cocaina che avrebbe sniffato. La notte inizia a rischiararsi e la verità terribile, piano piano emerge, tra sensi di colpa e scoperte devastanti, si arriva al concitato ma banale finale, quando entra in scena l’oscura figura di quest’imprenditore meschino Federico Vincenti, interpretato da Alessio Boni. Il regista Manfredi Lucibello, esordiente in un lungometraggio, sceglie di usare un approccio intimista, ma al tempo stesso un po’ troppo distaccato.
La trama è affidata quasi esclusivamente ai dialoghi. Inoltre, l’assenza di colpi di scena dirompenti finisce per far accartocciare la storia su sé stessa. Gli ambienti, illuminati con maestria e raffinatezza da Gianluca Palma, sono suggestivi, nei giochi di luce del riflesso dell’acqua, ma restano freddi e distanti dal narrato. Questa sensazione finisce con il rompere l’atmosfera drammatica e misteriosa, che nella parte iniziale, aveva creato efficacemente buone aspettative, col suo fascino sinistro, ma che a lungo andare finisce con lo stancare. La raffinatezza della location e l’inserimento di questi sofisticati movimenti di telecamera, si rivelano come mero esercizio di stile, eccessivamente ridondante. L’opera prima di Manfredi Lucibello, sostenuta dai produttori Manetti Bros, vorrebbe connotarsi come un thriller psicologico, ma in sostanza scade in un lavoro  manieroso e fine a sé stesso, di matrice teatrale, nell’accezione più diminutiva del termine. Al netto di questo, si può però riconoscere, che gli attori comunque offrono una buona “performance artistica”.

 

 

 

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