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Nirvana

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Nirvana

di barabbovich
1 stelle

L'Oscar di Mediterraneo deve avere dato alla testa a Salvatores. Dopo Puerto Escondido e Sud, ecco la terza pagliacciata di fila: Nirvana. Ultrareclamizzato e provvisto di apposito gioco in Cd-Rom, neanche fosse un megaprodotto hollywoodiano, Nirvana si incanala sulla scia di Tron, un film datato di quasi vent'anni. Qui il protagonista (Christopher Lambert, espressivo come un tacchino imbalsamato) è un programmatore di giochi elettronici nel 2005. Qualcosa comincia ad andargli storto quando Nullo (Abatantuono), il personaggio del videogame da lui creato, acquista coscienza di sé a causa di un virus. Ecco allora che interviene l'esperto di computer e antivirus Sergio Rubini, alias Joystick, che forse crede di essere meno ridicolo col nuovo look capelli lunghi e peli di barba disseminati a caso ogni due o tre centimetri quadrati di pelle. Siccome così la storia sarebbe stata troppo poco ridicola, Salvatores si è sforzato di toccare i vertici dell'aberrazione. Come? Ovviamente inserendo nel tessuto narrativo della vicenda anche la straziante storia d'amore che Lambert ha con Emmanuelle Seigner, all'ennesimo ruolo di femme fatale. L'uomo ritroverà l'amata attraverso bit e microchip. A completare l'operazione ci pensano Claudio Bisio, Paolo Rossi e Silvio Orlando, saldi punti di riferimento del clan di Don Salvatores, che qui aprono e chiudono siparietti inutili facendoci credere che l'Italia del terzo millennio parlerà lombardo, pugliese, campano e chi più ne ha più ne metta. Da salvare qualche brano musicale.

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