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Die Beautiful

Regia di Jun Lana vedi scheda film

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La recensione su Die Beautiful

di supadany
5 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Esperto in tematiche gender, il regista filippino Jun Robles Lana (Bwakaw, Barber’s tale) rimane nella sua costellazione preferita affrontando le pieghe dell’esistenza umana partendo dal suo de profundis.

Nonostante tutti gli sforzi, la convivenza dell’allegria più disinibita con i dolori più lancinanti, per di più all’interno di uno sviluppo atemporale, non trova un equilibrio tale da rendere un’esaustiva giustizia.

Da sempre, la transgender Trisha (Paolo Ballesteros) ha sognato di essere incoronata reginetta di bellezza e proprio quando riesce nell’impresa, muore.

Le sue compagne di vita vogliono quindi esaudire il suo ultimo desiderio, consistente nell’essere truccata di volta in volta come le star tanto amate durante una lunghissima veglia. Per riuscirci, devono fare i conti con la sua famiglia, nella fattispecie con il padre (Joel Torre) che reclama il cadavere nelle vesti di suo figlio.

Tra le due fazioni comincia una contesa che permette di scrutare la vita di Trisha, fin da quando era un adolescente di nome Patrick.

 

scena

Die Beautiful (2016): scena

 

Trovato un fulcro - iniziale e conclusivo - sul quale roteare, Juan Robles Lana ricostruisce i fili del discorso guardando (molto) indietro e anche in avanti.

Inutile mettersi a fare i cavilli sull’idea focale consistente nel prolungamento (estremo) di una veglia funebre, meglio volgere lo sguardo sull’arco perimetrale, che produce un impasto infarcito da più gusti. Il regista colora i sipari più solari e vivaci utilizzando un linguaggio scurrile adeguato a una classe sociale umile, senza trascurare le enormi difficoltà familiari e affettive, così come i terribili soprusi, resi loquaci dalla spietata tranquillità del contorno.

Ogni occasione è comunque buona per sottolineare l’importanza di far trasparire la propria personalità, anche se può comportare pagine infelici, mentre è sentito il messaggio sul significato di essere madre, per cui lo è chiunque si prenda cura di qualcuno in maniera speciale (tanto più, in luoghi dove basta poco per essere abbandonati da tutti).

Alla fine, visti i temi, Die beautiful sembra fin troppo leggero, nonostante il clima di complicità che ricrea, riuscendo a stimolare la captatio benevolentiae verso il suo pubblico di riferimento grazie anche a un trucco eclatante che vanta la più insolita sfilata della storia, con la protagonista trasformata a turno in star come Julia Roberts e Angelina Jolie.

Un altro modo di vedere le cose, non propriamente approfondito a dovere.

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