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Barrage

Regia di Laura Schroeder vedi scheda film

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La recensione su Barrage

di alan smithee
5 stelle

TFF 35 - CONCORSO TORINO 35

Una trentenne con problemi di tossicodipendenza negli anni passati, fa ritorno in Lussemburgo dalla madre, Elisabeth, per rivedere quella figlia ancora bambina, Alba, che dieci anni prima lasciò neonata alla madre stessa, che la crebbe come una figlia.

Con molta titubanza, ma come per andare incontro ad una regola della natura, la nonna cede alla diffidenza e cerca di far sì che l'atteggiamento ostile e freddo della bambina nei confronti di una madre-estranea, venga meno: permette pertanto che madre e figlia si allontanino assieme per qualche ora. Alcuni contrattempi, episodi spiacevoli ed un incidente che procura una piccola ferita al braccio di Alba, spingono la madre a non rispettare i piani, ma a fuggire con la figlia fino a raggiungere uno chalet di famiglia utilizzato un tempo per le vacanze.

Sarà il luogo ove tentare quanto meno di farsi accettare, o di fuggire per sempre: di certo un viaggio in cui le due piccole e frgili donne si troveranno completamente impreparate, in balia ognuna dei propri sentimenti a pelle, vivi e difficilmente controllabili a livello emozionale. Il momento della verità, insomma.

Al di là della presenza rinvigorente, specie per un'opera prima come questa, che può rappresentare la partecipazione di Isabelle Huppert, madre due volte, protettrice, sin quasi castrante nella sua tendenza a far da chioccia in qualsiasi situazione o contrattempo, è la donna di mezzo, quella resa molto bene da Lolita Chammah, figlia per davvero della Huppert, cui convinvere più di ogni altra cosa in Barrage.

Una donna che pensa a se stessa, alla propria stabilità, più che a quella della piccola e comprensibilmente turbata bambina che se la ritrova davanti dopo averne solo sentito vagamente parlare. "Non mi preoccupo per lei, mi preoccupo per me", la sentiamo rivelare a terzi. E in questa disarmante, cruda ed egoistica sincerità sta la forza di un film che talvolta incespica, sbanda, ma è sorretto dalla figura centrale - l'unica veramente  irisolta - delle tre donne legate una all'altra da vincoli di dovere e responsabilità reciproca.

Film di donne, su donne, diretto dalla trentasettenne lussemburghese Laura Schroeder, che dimostra tratti interessanti quando riesce a sviare dal realismo del drammatico evolversi di rapporti ed incomprensioni, a quello più sognante e quas misterioso di visioni quasi incantate e da favola: la scena del ballo al ralenty risulta davvero bella ed inquietante, perfetta per distoglierci almeno qualche scarno minuto da una realtà soffocante ed opprimente, all'interno di un mondo ovattato fasullo, incerto, e forse pure minaccioso: ma estremamente interessante.

 

 

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