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Ora non ricordo il nome

Regia di Michele Coppini vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Ora non ricordo il nome

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Michele e Stefano possiedono una videoteca a Firenze. Durante una giornata come tante i due si soffermano a guardare una pellicola rimanendo folgorati da un attore nei quali si sono spesso imbattuti, ma senza conoscerne il nome. Da lì Michele coinvolgerà Stefano per girare un documentario riguardante i caratteristi di casa nostra. 

 

Come spesso accade nel mondo del cinema indipendente anche Michele Coppini, esattamente come i protagonisti di questo documentario, possiamo definirlo un regista di quelli che spesso s’intravedono e dei quali non se ne ricorda il nome. Di certo non lo si vedrà nelle multisale, ma magari come protagonista secondario, perché sa ricoprire fra i vari ruoli anche quello dell’attore, in alcune pellicole, o a presentare programmi televisivi all’interno dei palinsesti dei canali dell’area toscana. Diciamo questo proprio per sgombrare di possibili dubbi l’efficacia di questa pellicola che, per quanto girata da un regista non celebre, ne centra perfettamente il titolo. Una pellicola girata con mezzi esigui, d’altro canto lo scopo era parlare di attori secondari o caratteristi e cosa c’è di più difficile che ergerli a protagonisti usando pochi mezzi, scovandoli nel loro privato, fuori dalla ribalta, scoprendone desideri e dubbi riguardo carriere che avrebbero potuto essere migliori, più appaganti, ma raccontando attraverso le loro parole prima di tutto le persone, e solo poi i personaggi, ripercorrendo i successi, le scelte cinematografiche e quali i registi con i quali avrebbero desiderato lavorare o con i quali meglio hanno saputo esprimersi, tutti comunque seri professionisti che hanno saputo ritagliarsi il loro spazio nel variegato mondo del cinema italico.

 

Pellicola impreziosita dalla presenza di Marco Giusti, critico cinematografico e presenza fissa del programma Stracult oltre che nume tutelare del mondo cinematografico ‘di sotto’ nel ruolo di voce storica al quale affidarsi per ricordare i primi caratteristi provenienti dal cinema in bianco e nero, per poi affidare a quelli ancora in attività, o da poco passati a fare altro, la possibilità di raccontarsi. Alla fine spiace, e molto, quando cala definitivamente il sipario, certi però che nonostante tutto senza caratteristi, una figura che quasi tutti gli intervistati pensano destinata a sparire, il mondo del cinema sarebbe stato decisamente peggiore perché come dice Cesare Cremonini: “Nessuno vuole essere Robin” ma senza quest’ultimo anche Batman possiamo ben dirlo farebbe molta più fatica.

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