Espandi menu
cerca
Un borghese piccolo piccolo

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

Recensioni

L'autore

luisasalvi

luisasalvi

Iscritto dal 26 dicembre 2004 Vai al suo profilo
  • Seguaci 14
  • Post 16
  • Recensioni 834
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Un borghese piccolo piccolo

di luisasalvi
6 stelle

Secondo il gusto di Monicelli, di mescolare umorismo, anche nero, al dramma; ma ora scade spesso nel macchiettismo. Tematicamente è stato travisato dalla critica proprio l'aspetto più interessante, la violenza repressa della piccola borghesia italiana (ormai ben nota in quella americana): Giovanni, piccolo burocrate frustrato, sogna un impiego un po' migliore per il figlio, a qualunque costo e prescindendo dalle capacità e dagli interessi del figlio, giunto faticosamente al diploma di ragioniere. La scena iniziale, in cui ammazza con inutile ferocia un pesce appena pescato, rivela l'istinto di violenza, lo stesso con cui tratta la moglie, con arrogante disprezzo, e con cui ottiene favori per il figlio. La satira della borghesia ministeriale e dei riti massoni è superficiale, con inutili forzature grottesche (la forfora schifosa del capufficio, cui si interessa servilmente). L'umanità della moglie è suggerita nei suoi silenzi compassionevoli di fronte alle sofferenze che Giovanni impone, ma è attenuata da altre forzature, sui riti magici che essa celebra per favorire il successo del figlio. La moglie muore sconvolta di fronte alla morte accidentale dell'assassino che il padre ha legato per il collo per evitarne la fuga e proseguire a tempo indeterminato la sua vendetta su di lui. Non si capisce come si possa parlare di "padre amorevole": è squallido egoismo trasposto nel figlio. Tanto meno si capisce come si possa parlare di ideologia reazionaria, dato che l'unica cosa chiara nel film è la condanna della violenza insita nella piccola borghesia, peggiore di quella dei rapinatori: il giovane assassino non appare peggiore del suo torturatore. La scena del moscone che tenta di uscire sbattendo contro il vetro fino a morire, assieme all'assassino e alla madre che lo osserva impotente, vuole essere simbolica ma è ambigua e gratuita; il padre, preso dalla sua sete di violenza sulla sua vittima, rimpiange che questa sia morta e non si accorge neppure della contemporanea morte della donna, e la riporta a casa credendola solo addormentata: se ne accorgerà al mattino dopo. Ma questo, che mi pare l'episodio più amaramente "vero" di tutta la grottesca vicenda, è appena suggerito e può dare (come a molti critici) l'impressione che la donna muoia effettivamente solo dopo. Eppure è l'episodio più rivelatore dell'egoismo e della violenza del piccolo borghese, che non sa amare ma solo prendere: la moglie muta e paralizzata gli riempie la giornata e gli consente di sopravvivere, ma le sue attenzioni verso di lei sono egoistiche: l'ha sempre disprezzata prima, la trascura adesso lasciandola davanti alla televisione (che non le interessa e che resta per ore senza programmi) per eseguire la sua vendetta, cui poi la fa partecipare come testimone senza accorgersi che questo la fa soffrire terribilmente fino a morirne. E' proprio questo rapporto con la moglie il più riuscito e più rivelatore della tipica mentalità piccolo-borghese; ma quello meno rilevato dalla critica. Il resto è gratuito, facile, spesso incoerente. Riuscito anche il grottesco finale, che riassume la denuncia: Giovanni si scusa per uno scontro accidentale con un giovane, che reagisce insultandolo, proprio come avrebbe fatto anche lui, crudele con chi si piega e servile con chi gli resiste; allora si ribella e lo pedina come aveva fatto con l'assassino del figlio, per "farsi giustizia". Ci si rende conto che i personaggi sono interscambiabili, che come passa su tutto e tutti per far passare l'esame al figlio e poi per vendicarlo esattamente come l'assassino aveva fatto per rapinare quattro soldi, così ora è pronto a uccidere per un battibecco, mettendo in pratica le minacce che l'altro aveva proferito solo a parole...  E' il rovescio della medaglia de La grande guerra: prima sotto cinismo e egoismo si nasconde un'umanità pronta anche al sacrificio della vita; ora sotto l'apparente perbenismo cova una violenza fascista diffusa, che ogni occasione può scatenare. Ne è una triste conferma, a distanza di vent'anni, il commento di MP sul supplemento del Corriere della sera, che è ancora considerato da molti un giornale equilibrato e "neutrale": "in perfetta sintonia con i tempi e con i pensieri della gente comune (...) viene sublimata la vendetta borghese dell'uomo comune"; anche supponendo che non conosca il significato di "sublimare", MP dimostra di condividere la mentalità del piccolo borghese e non quella del film, che evidentemente non ha capito; come non l'ha capita chi ne ha fatto nella stessa pagina un riassunto che risponde alla stessa mentalità: "si mette alla ricerca dell'assassino, lo trova e, invece di consegnarlo alla polizia"...: si comporta molto peggio, non cerca e non trova proprio nulla, ma quando la polizia lo invita a riconoscerlo lui tace e si prende l'iniziativa di vendicarsi a titolo personale [Scritto prima di conoscere film.tv, ora trovo in questo sito lo stesso errore].

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati