Regia di Martin Hodara vedi scheda film
Il quarantenne Marcos torna nella natia Patagonia con le ceneri del padre appena deceduto, e con la moglie incinta, per curare le pratiche relative alla successione. Per questo deve ritrovare i due fratelli, il selvatico Salvador, e la turbata Laura, quest’ultima ricoverata in un istituto per malattie mentali a seguito dello choc subito a seguito di una battuta di caccia finita con la morte apparentemente accidentale, ormai decenni addietro, del fratello più piccolo.
Le ragioni economiche legate ad un’offerta irrinunciabile ricevuta da una società immobiliare affinché gli eredi si convincano a cedere la proprietà del defunto, finiscono per divenire la scintilla più pericolosa in grado di far divampare le fiamme attorno ad una quiete familiare raggiunta solo tramite silenzi sopiti e verità cancellate dalla memoria, o temporaneamente rimosse.
Ma il torbido tornerà a galla, e la violenza messa da parte riprenderà a far scorrere il sangue.
Forte di una suggestiva ambientazione sudamericana che catapulta due protagonisti “di città” entro scorci naturali che solo la Patagonia riesce a rendere sfrontatamente protagonisti, Neve Nera procede nel suo lento dispiegamento di una verità nascosta che si cela dietro le reticenze conniventi di familiari superstiti afflitti da grossi sensi di colpa, fino ad un finale frettoloso e superficiale che svilisce ogni abbondante premessa e pianificazione caratteriale dei personaggi coinvolti.
Non basta il carisma di attori navigati ormai entrambi star internazionali come Leonardo Sbaraglia e Ricardo Darin – a tutti gli effetti ormai gli attori argentini probabilmente più noti oggi al mondo - né la bellezza di Laila Costa, a levarci di dosso una fastidiosa impressione di incompiutezza che questo sbrigativo epilogo riesce a portarsi con sé, svilendo tutta una costruzione accurata che faceva pensare ad una vicenda ben congeniata e dai promettenti sviluppi.
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