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The Belko Experiment - Chi sopravviverà?

Regia di Greg McLean vedi scheda film

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La recensione su The Belko Experiment - Chi sopravviverà?

di alan smithee
6 stelle

AFA ESTIVA & BRIVIDI HORROR

Il tran-tran mattutino che occupa i dipendenti, quasi tutti stranieri, di una multinazionale di nome Belko operante nel campo dell’addestramento e formazione di risorse umane in luoghi e contesti particolari del globo, deve fare i conti, da una parte, con le singole situazioni di ognuno, e più in generale, col fatto di trovarsi ai margini di una megalopoli costituita prevalentemente da favelas abitate da un formicaio umano ridotto in condizioni di pura sussistenza.

Ma una volta varcata la soglia della Belko (come mai oggi i controlli saranno così severi ed inflessibili?...sembrano domandarsi tutti gli 80 membri del personale, compreso l’affascinante e pieno di sé number-one, dal quale si pretende addirittura l’esibizione del documento di identità), tutto ha un’aria diversa, grazie ad una complicità, una goliardia ed una brillantezza di scambi di battute tra dipendenti che rende tutta la realtà spesso sgradevole o poco invitante, più distante, come se di fatto quei dipendenti vivessero su un satellite a parte.

Tutto bene e come sempre, almeno finché una voce sinistra e misteriosa si insinua nel viva-voce di tutto lo stabile annunciando la circostanza che un gioco di sopravvivenza sta per iniziare: entro poco tempo alcune persone dovranno essere uccise, oppure un numero più grande di vittime a caso cadrà vittima poco dopo. Il gioco, che appare come un sinistro e goliardico scherzo, dimostrerà poco dopo lo scadere del tempo previsto, che l’uomo non scherza affatto. La posta in gioco aumenterà a dismisura, e le vittime dovranno passare a trenta per scongiurare la morte di 60 dipendenti presi a caso.

Inevitabilmente viene a crearsi una fazione, promossa dal cinico e sprezzante number-one (lo interpreta efficacemente quel Tony Golwyn, sempre in gran forma, che già in Ghost manifestava apertamente la sua “stronzaggine”) propensa ad arrogarsi il diritto di procedere a “sacrificare” coloro che appartengono alla casistica dei “preferenzialmente liquidabili”: ovvero i più anziani e chi non ha una famiglia a carico. Gli si oppone il nostro tenace protagonista (John Gallagher Jr. efficace), che tenta di reagire, anche cercando di levarsi maldestramente il microchip che ognuno degli ospiti stranieri ha fissato nella nuca col pretesto di essere individuato in caso di rapimento, ma che in realtà nasconde una bomba pronta ad esplodere e ad eliminare l’individuo entro cui è contenuta.

Sarà l’inizio di un gioco al massacro sadico e scandito da sangue, come nella miglior tradizione horror. L’australiano bravo regista Greg Mclean lascia i suoi deserti assolati popolati da maniaci col cappello da cowboy, e i suoi coccodrilli giganteschi, famelici e primordiali, per trasferirsi negli Usa, ove ha girato, nell’arco del 2016, una doppietta di horror curiosi e stimolanti (questo + The Darkness, non proprio all’altezza dei folgoranti esordi australiani, ma comunque fonte entrambi di un valido, sostenuto e in questo caso corrosivo e caustico, intrattenimento).

Il sadico gioco al gatto e al topo che ha reso cult certi recenti capostipiti della violenza come The Cube o, restando in termini di “lavoro dipendente”, quel sadico e riuscito Severance - Tagli al personale, The Belko Experiment è un riuscito pretesto per mettere in atto un confronto caratteriale che divide la società, il mondo e la realtà quotidiana: quello che contende ed oppone in una eterna lotta per la sopravvivenza (fisica e morale), una classe dirigenziale protesa ad arrogarsi il diritto di scegliere i destini di esistenze altrui (a cui si affiancano i ruffiani, gli scaltri calcolatori e gli opportunisti in odore di carriera), e il mondo, razionale ma per questo controtendenza e poco favorito ad intraprendere, anche a parità di capacità professionali, la scalata sociale del primo gruppo, di coloro che sanno mettere da parte la propria sorte lavorativa, quando esigenze morali e di mutuo soccorso si fanno preminenti rispetto alle esigenze di comando e sudditanza.

Certo il film - che si fa forte di un buon appeal sarcastico, sviluppato in dialoghi e situazioni forti e sopra le righe che ben delineano le caratteristiche delle due fazioni in disputa e lotta, entrambe impegnate a far fronte ad una minaccia incombente e letale – finisce anche per apparire un po’ schematico e prevedibile, ma quel finale per nulla nuovo, ma sufficientemente apocalittico che chiude la vicenda (ah, la mente, la voce, e alla fine la faccia grassa e sfatta della mente diabolica che ha generato il tutto appartiene a quell’attore specializzato in ruoli “fou”, ovvero il “depalmiano” Greg Henry – mentre all’inizio, nel ruolo di uno dei tecnici manutentori del grattacielo sede del gioco al massacro, riconosciamo l’altro Henry, il “pioggia di sangue Michael Rooker), per quanto non nuovo né sorprendente, riesce a farci chiudere la vicenda con una certa perversa soddisfazione di fondo.

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